domenica 26 luglio 2015

Mafia (?) Capitale -- Seconda Parte --

MAFIA CAPITALE
Una disamina sui fatti
Seconda Parte

Introduzione

Per evitare confusioni e fraintendimenti questo post serve a chiarire -- nel limite del possibile -- i rapporti della PA con i fornitori e il ruolo politico nelle decisioni di spesa corrente e straordinaria. Non interessano qui difese o attacchi politici né tanto meno "forcaiolismi" populisti.

Per capirci qualcosa seguiamo l'ordinanza di applicazione di misure cautelari formulate dal GIP Flavia Costantini. Inoltre verrà presa in esame anche la prima ordinanza, sempre dello stesso GIP. Cominciamo col dire che non a tutti gli indagati è stata contestata l'aggravante dell'associazione mafiosa. Tra i politici il solo è Luca Gramazio. Le cooperative coinvolte sono quelle del gruppo "29 Giugno" di Buzzi e "La Cascina" di Cammisa.

Gli attori principali

L'organizzazione alla quale viene contestato il reato di associazione mafiosa è capeggiata -- secondo l'accusa (precisazione che varrà per il resto del post) -- da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi.
Oltre ai già citati Carminati e Buzzi fanno parte della associazione:
Luca Gramazio, consigliere regionale PDL del Lazio.
Franco Panzironi, imprenditore operante soprattutto nel periodo 2008-2013.
Nadia Cerrito, segretaria delle cooperative di Buzzi e Alessandra Garrone collaboratrice e compagna del Buzzi stesso. Inoltre per il 416bis gli altri indagati sono: Riccardo Brugia,  Fabrizio Testa,  Cristiano Guarnera, Giuseppe Ietto, Agostino Gaglianone,  Carlo Pucci, Riccardo Mancini, Fabio Gaudenzi, Roberto Lacopo, Matteo Calvio, Claudio Caldarelli, Carlo Guarany, Paolo Di Ninno.

Fatta questa premessa -- per non fare confusione -- conviene dividere la presunta storia criminale in varie sezioni. Seguendo, come scrivo sopra, la prima ordinanza si possono dividere quattro grandi temi.
Le corruzioni nel comune di Roma
- La questione dei debiti fuori bilancio
- Il ruolo delle cooperative negli appalti della PA
- La presunta attività di favoreggiamento di Luca Gramazio


La questione dei debiti fuori bilancio


Cominciamo a sfatare due miti. Il primo è che l'eccessivo ricorso alle spese poste nel debito non a bilancio programmato sia recente; è un problema che il legislatore ha cercato di normare fin dagli anni 80. Il secondo è che l'utilizzo "patologico" e non più straordinario di questa procedura sia raro; è frequentemente riscontrabile sulla quasi totalità delle province e comuni italiani. Questa è la definizione fornita dal Ministero dell'interno con la circolare del 20 settembre 1993:

"Il debito fuori bilancio è definito come un’obbligazione verso terzi per il pagamento di una determinata somma di denaro [...] assunta in violazione delle norme giuscontabili che regolano i procedimenti di spesa degli enti locali"

Il riconoscimento del debito fuori bilancio spetta al consiglio comunale o provinciale che poi lo trasmette alla Corte dei Conti. E' quest'ultima che verifica che non vi siano eventuali danni patrimoniali o responsabilità nel caso in cui il riconoscimento sia avvenuto al di fuori delle ipotesi previste dalla legge. Secondo l'art. 194 del Testo Unico Enti Locali (TUEL) ci sono cinque casi in cui si può derogare al normale processo di stanziamento di fondi per la previsione di bilancio.
- sentenze esecutive
- copertura di disavanzi di consorzi, di aziende speciali e di istituzioni
- ricapitalizzazione di società di capitali costituite per l'esercizio di servizi pubblici locali
- procedure espropriative o di occupazione d'urgenza per opere di pubblica utilità
- acquisizione di beni e servizi nei limiti degli accertati e dimostrati utilità ed arricchimento per l'ente

Gli enti locali possono effettuare spese solo se sussiste l'impegno contabile registrato sul competente programma del bilancio di previsione e l'attestazione della copertura finanziaria. A meno che...
A meno che non ci sia urgenza o eccezionalità. Secondo l'art.191 TUEL:

"Per i lavori pubblici di somma urgenza, cagionati dal verificarsi di un evento eccezionale o imprevedibile, la Giunta, qualora i fondi specificamente previsti in bilancio si dimostrino insufficienti [...] sottopone al Consiglio il provvedimento di riconoscimento della spesa con le modalità previste dall'articolo 194"

Tutto chiaro?
Almeno -- per chi non è addentro alla materia -- si potrebbe rispondere: non del tutto. Faccio due esempi di debito fuori bilancio; uno regolare, l'altro no. Anche se una netta demarcazione -- si vedrà più avanti -- non è così semplice come ad un primo sguardo potrebbe sembrare.

Violento temporale. Una vecchia strada viene devastata. E' una spesa che deve essere sostenuta pur non essendo prevista ed in più l'ente decide di rifare la strada con materiali nuovi e dotandola di un marciapiede rialzato visto che in passato ci sono stati parecchi investimenti di pedoni. Questo è un caso di spesa che viola i principi contabili ma può essere messa fuori bilancio in quanto spesa non prevista (violento temporale) e di pubblica utilità (una volta distrutta la strada tanto vale rifarla in modo che sia di utilità per la comunità).

Arrivo di migranti da zone di guerra. Evento imprevisto anch'esso e quindi messo come debito fuori bilancio. I migranti vengono portati in centri di accoglienza per identificazione e richiesta asilo. L'ente contatta una ditta o cooperativa per la fornitura di servizi adeguati allo scopo. Passa un anno... passa il secondo anno... il terzo... e i migranti aspettano ancora nel centro di accoglienza di sapere cosa possono fare e dove possono andare. La ditta o cooperativa continua a fatturare e l'ente, ogni anno, continua a mettere questa spesa come "non prevista" in modo tale da far risultare il proprio operato fiscale più virtuoso, creando in pratica degli avanzi fittizi (o disavanzi più in linea con la linea programmatica di spesa di bilancio).

Quindi, come si nota, il problema non è tanto (o meglio non solo) la spesa in sé quanto il fatto di considerala nel bilancio di previsione o no. Nel secondo caso la spesa deve essere imprevista oppure -- se spalmata su più anni -- essere di pubblica utilità per la cittadinanza. Comunque sia, nel caso di acquisto di beni o servizi che vanno al di là della gestione annuale, i successivi bilanci devono contenere la spesa nella previsione di bilancio; detto in altre parole l'acquisto deve emergere e diventare spesa programmata. Se questo non succede... beh se questo non succede la giunta che verrà dopo (magari di colore politico diverso) si troverà un bilancio che sembrerà in ordine ma che sotto sotto avrà parecchie fatture da onorare. Fatture prevedibilmente impreviste.

Di bilancio in bilancio

L'approvazione del bilancio comunale è l'atto più importante che una giunta si trova a votare durante l'anno. Basti pensare che la mancata approvazione porta ad un commissariamento dell'ente stesso. Gli anni presi in esame dall'attività investigativa sono il 2012, 2013 e 2014. Oltre agli indagati e agli interessati pubblici, i soggetti privati maggiormente implicati e che cercano di fare pressioni sul comune di Roma sono Salvatore Buzzi a capo della cooperativa "29 Giugno" e Francesco Ferrara, della cooperativa "La Cascina".
Questa è l'imputazione:

"del reato di cui agli artt. 81, 110, 319, 320 c.p. [...] perché, nella loro qualità di soggetti espressione di cooperative interessate all’approvazione da parte dell’assemblea Capitolina della delibera relativa ai debiti fuori bilancio, promettevano a consiglieri comunali la somma di complessivi 130.000 euro, perché costoro compissero atti contrari ai doveri del loro ufficio, consistenti nell’approvazione della liquidazione dei debiti fuori bilancio del Comune di Roma. Con l’aggravante, per Buzzi, di aver agito al fine di agevolare l’associazione di tipo mafioso diretta da CARMINATI." [Seconda Ordinanza, pag 4]

Da notare che a Ferrara non viene contestata l'aggravante di associazione di tipo mafioso.

Per quanto riguarda l'ammontare dei 130.000 euro non sono riuscito a capire come è stato fatto il calcolo. Presumo sia il totale dei tre anni in questione. Inoltre credo si parli indifferentemente di versamenti legali e illegali; infatti si legge nell'ordinanza di custodia cautelare.

"[...] inoltre, il BUZZI ha precisato di aver pagato l'OZZIMO (così come anche il CORATTI) per la campagna elettorale "in chiaro", ovvero in modo tracciabile." [Seconda Ordinanza, pag 145]

Questa ammissione il responsabile della "29 Giugno" la replica anche per altri indagati ed è molte volte avvalorata dalle verifiche sui movimenti bancari e dall'analisi dei bonifici versati e contabilizzati sui conti corrente. Come precedentemente detto il fatto che le somme siano in chiaro o illegali non fa differenza nel caso di reato così detto di "asservimento di pubblico ufficiale" agli interessi del privato. Di sicuro la prova di reato risulta massimamente più difficile da provare.

Dalla teoria alla pratica

Per rendere un minimo interessante l'articolo e non appesantirlo troppo passiamo all'analisi storica delle "gesta" dei politici e amministratori del comune di Roma. Sempre provando a non mischiare tutto e cercando di differenziare il malcostume dalla illegalità. 

Siamo a fine anno e le acque -- come è normale -- si "agitano".  Il 17/11/2012 Salvatore Buzzi chiama al telefono Claudio Milardi dello staff di Gianni Alemanno per chiedere di ricordare al sindaco di trovare fondi per il campo nomadi di Castel di Franco (inaugurato dal sindaco stesso) nel bilancio del 2013.

"[...]no se glie ricordi che sul campo nomadi che abbiamo fatto, io gliel’ho già detto, nel 2013 e nel 2014 non c’hanno messo una lira, zero!" [Prima Ordinanza, pag 196]

In pratica il comune aveva deciso di chiudere il campo nomadi di Tor de' Cenci e destinare i residenti nel nuovo campo costruito dalla cooperativa (o consorzio di cooperative) di Buzzi. Il campo era stato fatto in breve tempo ma rimanevano da coprire ancora le spese, nonché la futura manutenzione. Queste spese ammontavano a circa 2,5 milioni di euro per il 2013 e 2,3 per il 2014. Quando si dice risolvere i problemi...

A questo punto Buzzi contatta ripetutamente Gramazio, Panzironi e Lucarelli (capo segreteria di Alemanno) per vedere se era possibile adeguare il bilancio con una delibera. Qui -- per la procura -- si nota l'organizzazione del gruppo; i protagonisti si sentono velocemente e ripetutamente tra di loro e indirizzano le pressioni verso gli obiettivi ritenuti più "disponibili". Il 22 dello stesso mese viene deliberato dalla giunta l'approvazione per 2,5 milioni per le politiche abitative. Situazione appianata. Una nota di colore: nel bilancio di previsione pluriennale 2012-2014 si legge anche dell'approvazione della spesa per la realizzazione del Museo della Shoah in via Alessandro Torlonia voluta da Veltroni per euro 21.720.000 (hai capito il sindaco nero). 
Pochi giorni dopo, il 27, veniva intercettata una telefonata tra la segretaria di Lucarelli e il Buzzi che prenotava due tavoli per una cena elettorale donando 5.000 euro.

"Da accertamenti effettuati sui c/c delle cooperative di Salvatore BUZZI, alla data del 28.11.2012, giorno successivo alla telefonata appena riportata, sul c/c n. [...] acceso presso Banca Prossima ed intestato al Consorzio Eriches 29, con delega alla firma di Salvatore BUZZI, risulta un bonifico in uscita per il valore di euro 5.000,00 in favore della Fondazione Nuova Italia sul c/c n. [...] della Banca Popolare di Milano, avente come causale <<Contributo a sostegno delle attività istituzionali>>" [Prima Ordinanza, pag 203]

Qui eviterò di ripetere le cose già dette precedentemente. Però due cose vanno comunque accennate. La prima riguarda le pressioni di soggetti privati nei confronti degli amministratori pubblici; è sicuramente -- come minimo -- da censurare l'invadenza di privati sul legislatore e governo locale ma nessuno obbliga un sindaco a spese difficilmente sostenibili, la giunta a votarle, né tanto meno la Corte dei Conti ad approvarle. Qui siamo di fronte ad una chiusura e seguente apertura di un nuovo campo nomadi che è costato -- anche leggendo un SMS intercettato proprio dal Buzzi stesso verso Alemanno -- milioni di euro; nello specifico:

"I fondi per il 2013 e 2014 per la transazione e il nuovo campo non sono stati messi e sono 2.340.544,92 per il 2013 e 2.240.673,26 vi sono solo i fondi extra per il nuovo campo pari a 455.000,00 il resto e ancora zero." [Prima Ordinanza, pag 200]

Fondi che, come si è visto dalla delibera, sono lievitati rispettivamente a 2,5 e 2,3 milioni di euro.

Quindi, la politica ha ravvisato una emergenza (ognuno poi si può fare un'idea propria del concetto di emergenza e del perché questo termine è stra-abusato soprattutto quando vengono toccati certi temi) e i soggetti privati rivendicano il diritto di essere pagati. Il primo problema riguarda il mercato dei fornitori dell'amministrazione pubblica: gare poco limpide e formazione di cartelli che tendono al monopolio lato offerta. Il secondo è il continuo bisogno di soldi della politica per esigenze elettorali; bisogno che pone la politica stessa fortemente condizionata dalle lobby. Siccome al grido di "dimissioni! dimissioni! elezioni! elezioni!" siamo ormai abituati, forse si può comprendere perché i mercati (intesi come "fiducia") preferiscano la stabilità. Non credo tutti sappiano che i comuni e le regioni vengono valutati nella stessa maniera degli stati e aziende quotate in borsa.

In un periodo che fa vedere come "falsare i bilanci" porti nel tempo a conseguenze disastrose, sarebbe il caso di riflettere sull'intera questione politica. La legge stessa non è chiara; non lo dico solo io (non farebbe neanche testo non essendo la mia materia) ma anche persone del settore. Ad esempio, durante le indagini gli ispettori del Ministero dell'economia e della finanza ( MEF ) hanno svolto delle verifiche ed hanno preparato un documento in cui c'è scritto:

"L'insorgenza di debiti fuori bilancio, per certi versi ed entro determinati limiti, appare fisiologica, in quanto è sempre possibile che soggetti terzi avanzino rivendicazioni di natura economica conseguenti ad eventi difficilmente prevedibili. Non è sicuramente da ascrivere a tale fattispecie, invece, l'insorgenza di debiti fuori bilancio derivanti dall'aver acquisito beni e servizi al di fuori delle ordinarie regole contabili. In tal caso, infatti, si è sempre in presenza di una scorretta quantificazione delle somme effettivamente necessarie a finanziare le spese dell' ente, sia perché insufficienti a finanziare i servizi già contrattualizzati, sia perché i dirigenti dell' ente hanno richiesto prestazioni senza che avessero ricevuto una specifica autorizzazione in termini di stanziamento di bilancio." [Seconda Ordinanza, pag 58]

E qui non è chiaro se la contestazione sia di tipo "etico" o "amministrativo". I debiti fuori bilancio -- come è normato -- cercano proprio di risolvere la questione delle spese fatte da dirigenti pubblici senza la necessaria approvazione della giunta. Inoltre non è sempre vero che l'acquisto di beni e servizi (soprattutto servizi a seguito di emergenze) siano sempre da censurare. Secondo le norme del TUEL le spese per servizi che diano utilità o arricchimento alla cittadinanza sono possibili anche violando le regole contabili e quindi da porre come debito fuori bilancio. Sicuramente c'è da discutere su come rendere meno contestabile possibile il concetto di utilità pubblica. Ho visto delibere (non a Roma) in cui venivano approvate spese per "feste di musica estive" violando la procedura e senza coperture in quanto "la pubblicità turistica dovuta a tale festa avrebbe portato utilità". Virgolettato non preciso ma sintetico del concetto. Concetto di utilità che, si può notare, è molto elastico. Per non parlare di bilanci di assestamento che "assestano" nel 2014 emergenze del 2002. Letto anche questo.

Ma tornando a Roma?

Tornando a Roma si è visto chi erano gli attori principali durante la giunta Alemanno. Dopo l'arrivo della giunta di sinistra guidata da Ignazio Marino, alcuni soggetti continuano ad agire o perché sempre all'interno della politica -- anche se con altri ruoli e pesi -- come Gramazio o perché hanno una rete di conoscenze tali ed accresciute nel tempo che li pongono in un ruolo non ufficiale ma ufficiosamente riconosciuto come Panzironi.

Corruzione per asservimento

Altri soggetti vengono avvicinati dal presunto gruppo criminale. Uno di questi è Massimo Caprari, consigliere appena eletto del PD che sostiene la giunta Marino. La sua storia -- al di là del fatto che l'indagato sia o meno giudicato colpevole -- pone altri interrogativi sulla relazione tra imprenditoria, politica e magistratura.

Si è visto dalla introduzione che il gruppo -- presunto criminale -- ha una sua organizzazione che prevede una sede: gli uffici di Via Pomona n . 63 dove risiedono stabilmente Buzzi e Carminati. Insieme ai due -- solitamente -- ci sono le segretarie Cerrito e Garrone.

Le "sponde" più affidabili sono, dal lato politico, Gramazio, dal lato imprenditoriale, Panzironi. Ci sono anche persone più o meno "presenti" ma comunque legati al gruppo come ad esempio Fiscon, DG di AMA, Ferrara, responsabile della cooperativa -- ipoteticamente -- concorrente della "29 Giugno". La forza del gruppo consiste nella sterminata possibilità economica, oltre che nelle conoscenze politico affaristiche. Secondo il GIP oltre a queste constatazioni c'è da mettere anche in conto la forza intimidatrice; questa forza pone i pubblici decisori in uno stato di subalternità quando si tratta di prendere decisioni ma potenzialmente in grado di richiedere, per il solo fatto di essere responsabili delle decisioni stesse, favori legali o illegali.

Prendiamo questo esempio...

"Il tema del riconoscimento del debito fuori bilancio si ripropone nel 2014, così come nei medesimi termini si era proposto nel 2012 e nel 2013 e [...] similmente nel 2014 vengono attivati tutti i canali possibili nelle istituzioni, da CORATTI [...] , a TREDICINE, GIANSANTI, FERRARI, D’AUSILIO e Massimo CAPRARI. Quest'ultimo è appartenente all’assemblea Capitolina [...] Dall'attività di indagini svolta risulta che il voto del predetto, in tale circostanza, è stato remunerato con l’assunzione di Enzo Artistico, nonché, in seguito all'originaria richiesta del CAPRARI di euro 1.000,00 al mese, la promessa di erogazioni continuative di denaro, tra le quali quella costante di una percentuale dei lavori ottenuti dal Comune da parte delle cooperative riconducibili al BUZZI." [Seconda Ordinanza, pag 60]

L'assunzione di cui si parla è un lavoro di facchinaggio di tre mesi in una delle cooperative di Buzzi. Caprari vota insieme ad altri consiglieri la delibera per i debiti fuori bilancio. Da altre intercettazione si può ritenere che il capo della cooperativa avrebbe potuto pagare il consigliere; di questi pagamenti non ci sono tracce perché

"La mancata successiva evoluzione è verosimilmente dovuta alla circostanza il 2.12.2014, quindi, poco meno di quindici giorni dopo, è stata eseguita la misura cautelare nei confronti del BUZZI." [Seconda Ordinanza, pag 67]

Qui viene fuori la questione della corruzione per asservimento. Il concetto è che una serie di favori o utilità -- avuti o promessi non fa differenza -- di un privato verso un pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio non deve necessariamente avere come contropartita un atto specifico ma è indicativo di un assoggettamento del pubblico decisore. Quindi, in pratica il PM cerca di provare un solo favore sottintendendo che gli altri -- eventuali -- favori siano di per se già provati. O meglio, siano prove indiziarie a completamento della prima originaria prova. In questo caso l'assunzione del conoscente di Caprari.

 Visto i soldi che girano nel comune di Roma (tenendo conto anche dei trasferimenti dalla regione Lazio) ho seri dubbi che tre mesi di stipendio di un lavoratore a bassa qualifica possano passare la prova di un processo. Di sicuro -- a livello di costume -- si può già dire che questi continui contatti e favori tra pubblici funzionari e fornitori di beni e servizi non solo non è etico (quello sarebbe il meno) ma finanziariamente poco opportuno per le casse del comune. Quando c'è da risparmiare e tagliare le spese, meno conoscenti si ha e meno problemi ci sono a dire di no a spese difficilmente giustificabili.


Perché è necessario il processo

Sempre seguendo l'esempio -- tra i tanti -- di Caprari vediamo come alcuni strumenti in mano ai PM possono essere incontestabili mentre altri un po' meno. Qui non interessa giudicare se l'indagato sia colpevole o innocente, per questo ci saranno tre processi con tre magistrati differenti che si esprimeranno. Si può solo dare un giudizio sociale e politico della situazione. Posso affermare che questo rapporto tra politica e imprenditoria non va bene, non è sano; va normato meglio, eliminando situazioni poco limpide.

Ma dicevo... ecco un esempio di intercettazione di un SMS in cui il pensiero espresso dal soggetto è chiaro e non contestabile.

"Artistico sta aspettando visita medica per idoneita e poi andra al facchinaggio presso universita’ Roma 3"[Seconda Ordinanza, pag 62]

Visto che la questione intercettazioni è di gran moda ultimamente, vediamo un esempio di come la medesima intercettazione ambientale può essere spiegata diversamente dall'accusa e dalla difesa.

"[...] si riporta integralmente la conversazione [...] della Nota informativa del Ros,II Reparto [...] entravano in ufficio Salvatore BUZZI e Massimo CAPRARI [...] Caprari: te devo di’ na cosa al volo.. c’ho una cosettina pe’ te, al verde tu vai domani mattina" [Seconda Ordinanza, pag 63]

Accusa e Difesa: Caprari si riferisce ad un bando di gara o una presentazione di offerta per una commessa lavorativa per l'ambiente

Buzzi: ma noi...
Caprari: dimmi... dimmi 
Buzzi: poi te ricambio non te preoccupa...
Caprari: è? 
Buzzi: siamo riconoscenti, eh!


Accusa: A questo punto, come fosse la cosa più normale del mondo, Caprari, evidentemente certo del’an, chiede a Buzzi come paga i Consiglieri dell’assemblea capitolina
Difesa: Caprari cerca finanziamenti per l'attività politica

Caprari: si si no lo so... voi come... rapportate... di solito... coi consiglieri.. 
Buzzi: quello che... (inc)...
Caprari: cioè...(inc) famo(inc) tanto io le cose (inc)... (inc) 
Buzzi: (inc)... pranzi... ciai i (inc)... tutto... qualunque cosa che a te te va bene...
Caprari: no vabbè mo’ non tanto quando stiamo con gli (inc) però per dire no pranzi... che te devo di’... tu domani me raccomando fai l’operazione cosi...
Buzzi: glie dico prima... me serve tot... (inc)


Accusa: Caprari, a questo punto, s’informa sull’utile
Difesa: Il guadagno si riferisce alla commessa di cui parlavano prima, "domani fai l'operazione così" è un riferimento all'offerta per la gara in merito al verde ambientale

Caprari: vabbè ma c’è il guadagno, no? c’è la percentuale...

Accusa: Buzzi gli dà una risposta rassicurante
Difesa: Buzzi si riferisce alla percentuale della sua commessa

Buzzi: Dipende... dipende se ce se guadagna...
Caprari: cioè na cosa de rappresentanza...
Buzzi: dal cinque al dieci... (inc)...
Caprari: vabbè a me su sta cosa, se me voi mette al cinque, me va più che bene così... na stronzata 
Buzzi: va bene...
Caprari: poi se servono spazi poi cioè... te darò... cosi a me quello che mi interessa... potete farvi uno spazio (inc)... tre mesi che la cosa è certa...
Buzzi: (inc) 
Caprari: è da mettere sta robba? alla fine so cinquanta punti... na cosa del genere... (inc) 
Buzzi: (inc) però intanto lo vinciamo

Un insegnamento questi comportamenti però lo danno. E cioè che l'aggiramento delle norme di mercato portano a dissesti di bilancio.


mercoledì 22 luglio 2015

La guerra nei Balcani - Sesta Parte -

18) Un po' di chiarezza

"Nowhere could you stand on the concrete floor without stepping on a dead body" 
Processo Maggiore Generale Radislav Krstic, "Srebrenica Crimes" ICTY

E' del tutto ovvio che stilare un dettagliato dossier delle forze in campo -- politiche e militari -- nell'area balcanica nel periodo in esame è opera di difficile attuazione ma due parole si possono dire. Il potere nella ex Jugoslavia era decentrato ed ogni Repubblica o Regione Autonoma aveva la sua polizia e i suoi centri di addestramento e raccolta armi. Dopo l'indipendenza della Slovenia e Croazia questi centri formano le milizie autonome dei nuovi stati.

Milosevic come prima cosa cerca di prendere il potere del MUP, il ministero dell'interno serbo, e della JNA, l'armata federale militare. In teoria il MUP dovrebbe essere un potere indipendente ma il leader serbo mette nel posto di comando un suo uomo di fiducia: Jovica Stanisic. La JNA, organizzazione multietnica e che dovrebbe rappresentare gli interessi di tutte le Repubbliche ed etnie, diviene col tempo la forza militare della sola Serbia. Ad essa si affiancano le formazioni paramilitari e organizzazioni politiche, partitiche esterne al suolo serbo che operano sia in Croazia che in Bosnia. I comandanti e i politici che non appoggiano l'ideale della "Grande Serbia" vengono epurati. L'autoproclamata Repubblica Serba della Bosnia ha come capo indiscusso Karadzic, non sempre in accordo con Milosevic, e dispone del proprio esercito nel territorio chiamato Esercito della Repubblica Serba (VRS) agli ordini di Mladic. Questo esercito -- seppur non ufficialmente -- dispone di uomini e mezzi derivanti dalla JNA ed è continuamente in contatto con Belgrado. Nelle zone di maggior conflitto etnico operano le forza paramilitari serbe, tra le quali quelle di Vojislav  Seselj e Zeljko Raznatovic, detto Arkan.

Per la Croazia il processo è simile anche se su scala ridotta. Il partito nazionalista al potere manda uomini e mezzi nella Bosnia meridionale a scopo "preventivo".

Nel caso della Bosnia musulmana e anti-serba invece abbiamo la polizia e i centri di potere militari che vengono "depurati" dai nemici politici e confluiscono nella nuova forza statale militare dell'Armata della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina (ARBiH). A queste forze regolari si affiancano gruppi paramilitari interni ed esterni come le guardie rivoluzionarie khomeiniste e i guerriglieri libanesi Hezbollah, nonché oppositori dei movimenti etno-nazionalisti croati e serbi. Le zone dove le truppe politico-militari di Izetbegovic hanno il predominio militare sono principalmente quelle centrali.

Sempre per una maggiore comprensione, ecco una cartina della Jugoslavia in cui può vedere la composizione etnica nel territorio dei Balcani nel 1991.



it.wikipedia.org

19) L'arrivo dei caschi blu

Nel 1993 la situazione nella Bosnia centro-orientale è talmente disperata che l'ONU invia i caschi blu come forza di interposizione e vengono create le così dette "safe area", zone in cui il cessate il fuoco deve essere rispettato da tutti i belligeranti. Tra queste zone c'è anche Srebrenica. Questa zona, come altre al confine con la Serbia, sono piene di bosniaci musulmani (bosgnacchi) e anti-serbi confluiti dalle zone circostanti in cui la VRS Serba ha sconfitto e espulso la resistenza dell'esercito regolare o paramilitare bosniaco della ARBiH.

A Srebrenica arriva il Generale Philippe Morillon. La smilitarizzazione della città preoccupa le truppe bosniache in vista di un possibile attacco dei serbo-bosniaci accampati nelle pianure e colline poco distanti. Se le truppe ONU se ne dovessero andare si troverebbero disarmati e infatti la prima domanda al generale è: "Per quanto rimarrete?"; il Generale -- forse in maniera non del tutto sincera -- risponde: "Fin quando volete". 



La successiva domanda sarebbe dovuta essere "per fare cosa?". Anche perché questa situazione ambigua non calma i combattenti musulmani che infatti non rispetteranno la risoluzione ONU continuandosi ad armare. I civili -- già terrorizzati dalle precedenti fughe e  combattimenti -- vedono l'arrivo del contingente internazionale come l'invio di difensori eroici della povera gente. Gli USA e UK non sono ancora pienamente convinti per cui -- numericamente -- i caschi blu, per eventuali scontri militari tra opposti eserciti, hanno bisogno del supporto aereo. La potenzialità bellica che può sprigionare la comunità internazionale occidentale è ovviamente incontrastabile dagli eserciti militari e paramilitari presenti nei Balcani. L'unico esercito degno di tale nome (per potenza, armamenti e organizzazione) è il JNA, erede della macchina bellica titina. Ma l'esercito federale è ormai un esercito serbo e -- inoltre -- non ha più i vari quartier generali federali sparsi per il territorio (la sua vera forza); in più Milosevic non ha nessuna intenzione di utilizzare l'esercito militare "ufficialmente". La forza militare dei serbi è composta, oltre che dai paramilitari, dalla VRS della Repubblica Serbia della Bosnia.

E qui faccio una digressione del tutto personale. Come precedentemente scritto, nei Balcani si assiste ad una guerra civile in cui il bersaglio civile è un bersaglio strategico utilizzato da tutti le forze in campo per vincere la guerra anche dal punto di vista psicologico. Non c'è differenza tra aprire il fuoco contro truppe nemiche o contro civili inermi. Questa premessa deve essere chiara quando si parla di intervento armato. Ci sono sempre state numerose polemiche in merito agli interventi nei confronti di uno stato sovrano, anche in Italia. Per fare un esempio -- sempre riguardante i Balcani -- il governo guidato da Massimo D'Alema ha dovuto fronteggiare critiche sia interne (dalla sinistra filo-serba) sia dell'opposizione per la questione della minoranza albanese del Kosovo. E' vero che i bombardamenti, per quanto tecnologici possano essere, portano con sè un numero variabile di morti civili. Mi fa rabbrividire il solo pensarlo e parlarne razionalmente mi causa inquietudine. Questo è assolutamente vero ma, ed è un punto che molti faticavano e faticano tutt'oggi a comprendere, in una guerra di pulizia etnica e genocidio non fare nulla avrebbe causato la morte di molti più civili. La scelta di un intervento armato in uno stato sovrano è sempre una scelta difficile ma quando i militari sparano sui civili il non fare nulla o far finta di fare è "criminale". In quanto non esperto di strategia militare non so se l'utilizzo della forza sia stato usato bene in Bosnia e in Kosovo (ho i miei dubbi) o male. Quello che so è che un intervento era doveroso e -- per di più -- voluto dalla stessa popolazione civile in difficoltà.

Questo è quello che succede quando il Generale Morillon decide di andarsene dalla "safe area" di Srebrenica...



Calm down

Calmatevi“. I caschi blu rimangono in città. Rimarranno fino al luglio del 1995…

20) I primi contrasti tra Milosevic e Karadzic

La comunità internazionale si presenta a Belgrado il 24 aprile 1993 con in mano il piano Vance-Owen che consiste in una divisione in cantoni etnici della Bosnia. Il piano, nonostante sia sbagliato nella sostanza in quanto risulta impossibile dividere molte zone  etnicamente miste, viene approvato da Milosevic. Anche il presidente del Montenegro -- uomo di fiducia di Milosevic -- Bulatovic concorda. Non la pensa allo stesso modo Karadzic. Comunque il piano viene firmato, dopo alcune modifiche, ad Atene il primo maggio.



Il 5 maggio viene convocata una assemblea del partito serbo di bosnia. Durante la riunione si nota come il conflitto tra i due capi serbi avvantaggi la spregiudicatezza del militare Mladic. Con una mossa a sorpresa il generale della VRS confronta due mappe dei confini dei territori serbi in Bosnia conquistati e li paragona ai confini che entreranno in vigore dopo l'accordo. E' ovviamente una mossa propagandistica che fa presa sui delegati e pone i politici con le spalle al muro. La cessione di molte zone conquistate fa parte della mediazione faticosamente raggiunta con la comunità europea; quest'opera di mediazione politico-strategica viene spazzata via con un colpo di teatro di Mladic che afferma, durante il suo intervento, in maniera provocatoria che "solo i militari vedono chiaramente la situazione". Milosevic non ha più quella sicurezza di prima; il suo intervento non "rovescia" il vantaggio di Mladic ed in più Karadzic non è del tutto convinto. Quando si intraprende la strada dell'estremismo nazionalista non si può tentennare, si viene scavalcati da persone più estremiste. E se tra queste persone c'è un militare le cose si complicano assai.



L'assemblea non ratifica l'accordo. Tutti gli sforzi per un cessate il fuoco duraturo falliscono.

21) Entrano in scena gli USA di Bill Clinton

Dopo il cambio di presidenza in USA, Bill Clinton attua una politica estera più presente in Europa. Il fallimento dell'accordo Vance-Owen e il conseguente precipitare degli eventi porta l'opinione pubblica statunitense ad interessarsi al conflitto nei Balcani. Se ne discute in televisione e si leggono sempre più spesso articoli sulla situazione insostenibile nella ex Jugoslavia. La presenza convinta degli USA ha come prima conseguenza politica riunire sotto un unico "comando" la strategia diplomatica e militare della comunità internazionale, mettendo in secondo piano le divergenze franco-tedesche che hanno creato in molte situazioni uno stallo poco produttivo.

Must do something...



Nel sud della Bosnia si apre anche il fronte croato. La situazione somiglia sempre più ad un tutti contro tutti in cui i caschi blu non riescono ad imporsi con la forza. Non c'è la volontà politica. Gli aerei rimangono a terra e i soldati ONU sono costretti a combattere spesso in inferiorità di uomini. I "posti di osservazione" (observation posts, OPs) vengono presi d'assalto dalle truppe militari e paramilitari di ogni schieramento, soprattutto i serbo-bosniaci forti di un supporto logistico e strategico che li pone tecnologicamente e militarmente quasi al livello della potenza alleata.



Come esemplificazione della distanza tra diplomazia politica e campo militare, ecco cosa succede a Gorazde, enclave musulmana, sotto protezione dell'alleanza, anch'essa zona dichiarata "safe area". Mentre i capi politici discutono su nuovi possibili scenari i serbi attaccano la città e il vicino OP dei caschi blu. Il generale UN Michael Rose chiama il suo rappresentante che si trova insieme a Karadzic e gli dice: "Ho bisogno del supporto aereo ora"; la risposta che riceve è:"Ma Karadzic non ha dato ordine ai suoi di cessare il fuoco?". Il diplomatico ragiona ancora come se parlasse con altri politici e non afferra bene la tragicità del momento. Il Generale a questo punto cerca di far comprendere la realtà al diplomatico con una frase asciutta ma di sicuro impatto :"Se non riceviamo aiuto, il tempo che arriva l'ordine alle truppe di terra, saranno tutti morti o catturati". Si deve arrivare a questo punto per utilizzare a pieno tutte le potenzialità belliche dell'ONU. L'intervento aereo arriva e salva i caschi blu. Rimane il fatto -- fondamentale militarmente -- che le truppe di Mladic non si tirano indietro neanche di fronte all'ONU. In pratica una prova di forza.





domenica 19 luglio 2015

Alcuni dati

Dati sulla criminalità.

Furti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria anni 1985-2013
Valori per 100.000 abitanti







Furti in abitazione denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria anni 1985-2013
Valori per 100.000 abitanti



Furti con strappo denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria anni 1985-2013 
Valori per 100.000 abitanti



Fonte
Dati istat


A margine delle tabelle si legge questa nota:

"Fonte: Istat (mod. 165) fino all'anno 2003, dall'anno 2004 Ministero dell'interno (banca dati Sdi)
I dati relativi ai delitti denunciati a partire dall’anno 2004 non sono omogenei rispetto a quelli degli anni precedenti, per profonde modificazioni nel sistema di rilevazione, nonché per variazioni nell’universo di rilevazione: dal 2004 vengono infatti considerati, oltre ai delitti denunciati all’Autorità giudiziaria da Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Guardia di finanza (che alimentavano il modello cartaceo 165 in uso fino all'anno 2003), anche quelli denunciati dal Corpo forestale dello Stato, dalla Polizia penitenziaria, dalla Direzione investigativa antimafia e da altri uffici. Ulteriori differenze derivano da una diversa definizione di alcune tipologie di delitto e da una più esatta determinazione del periodo e del luogo del commesso delitto."

E qui si vede la difficoltà di usare la statistica nel modo più corretto possibile. Dal 2004 vengono considerate le denunce di più uffici pubblici rispetto agli anni precedenti. Inoltre, sempre dal 2004, il lavoro statistico viene portato avanti da un altro ente, con evidenti conseguenze di adeguamento delle serie storiche, specialmente nei primi anni di passaggio verso la nuova metodologia.

Altra complicazione sulla omogeneità della serie storica è la modifica dell'articolo 624 c.p.che disciplinava il furto in modo generico. Dopo la modifica introdotta nel 2001 il furto in abitazione e il furto con strappo (scippo) sono stati scorporati nell'articolo 624 bis c.p. 

Si legge nel sito istat:
"L’art. 624 bis del c.p. introdotto nel 2001 disciplina il furto in abitazione e il furto con strappo, tipologie che erano in realtà già previste in precedenza come aggravanti del furto generico: si differenziano rispetto alla definizione sopra riportata dall’aggiunta, rispettivamente, delle specificazioni “mediante introduzione in un edificio o in altro luogo destinato in tutto o in parte a privata dimora o nelle pertinenze di essa” e “strappandola di mano o di dosso alla persona."


In questo modo, sostituendo il termine "abitazione" con "privata dimora", il legislatore ha voluto dare una interpretazione estensiva del luogo in cui si può applicare tale reato. Questo può spiegare l'aumento dei furti in appartamento dal 2001 in poi nonostante la serie storica dei furti generici e con strappo non abbiano grossi scostamenti nella serie storica dello stesso periodo.

Questo è un link al commento sulla pronuncia della Cassazione penale, sez. V, sentenza 21/01/2015 n° 2768.

<<La nozione di "privata dimora" nella fattispecie di furto in abitazione è più ampia di quella di "abitazione", in quanto va riferita al luogo nel quale la persona compia, anche in modo transitorio e contingente, atti della vita privata.>>

Altro link in merito:

<<Rubare del materiale edile nel cantiere allestito nel cortile di un edificio in ristrutturazione integra gli estremi del delitto di furto in abitazione, punito dall'art. 624 bis c.p., anziché sussistere il meno grave delitto di furto semplice, perché tale luogo deve essere considerato una "privata dimora".>>

venerdì 17 luglio 2015

Un popolo di raziocinanti

"Vi assumereste, voi, il compito di governare un 
popolo di raziocinanti? Napoleone non osava 
farlo, perseguitava gli ideologi. Per impedire ai 
popoli di ragionare, bisogna imporre loro dei sentimenti"
Storia dei tredici, Honoré de Balzac



Nei momenti di crisi la gente si chiude, serra i confini e cerca "alleati" fidati. Non so se si possa definire una teoria delle scienze sociali ma penso che -- a partire dalle due crisi economiche  mondiali ( 1929 e 2007 ) -- si possa dire che la povertà agisce come un "cursore" che sposta i valori in direzione della reazione a destra. Bisognerebbe avere altri dati per avvalorare questa tesi ma sinceramente non ho voglia di andarmi a pescare i dati economici e politici di un centinaio di anni. Prendo i casi limite e penso che anche la psicologia sia in accordo con questa tesi, e cioè che la paura mediamente paralizza.

Ciò è curioso visto che la sinistra -- storicamente -- è sempre stata -- nei fatti e a parole -- a favore dell'uguaglianza sostanziale e quindi di un effettivo aiuto ai più deboli economicamente.

Non sono molto esperto di storie ungheresi ma la costituzione emendata da Viktor Orban nel 2012 è proprio la summa delle teorie reazionarie in tempi di crisi: retorica etnica, estetica e nazionalismo. Non sono cose nuove; appunto la "guerra tra poveri" è un arma difficilmente contrastabile. In più questa retorica presto o tardi si scontra con la realtà ed è costretta a correre ai "ripari" con soluzioni "non-soluzioni". Come, ad esempio, la risibile costruzione del muro di filo spinato ai confini con la Serbia.

E qui si torna al punto: se i più deboli si armano l'uno contro l'altro, hanno solo possibilità di sopravvivenza, non certo di un progressivo miglioramento delle loro condizioni. E' ovvio: se c'è poco e non si cambia niente si avrà o poco o niente.

Avrebbe senso un ampio ragionamento che dimostrasse che con la solidarietà si starebbe comunque meglio? Anche ammesso che una costruzione politica teorica ed esplicativa dimostrasse la logica dello sforzo comune, la gente la seguirebbe?
Forse sarebbe inutile e la gente, come pensava Dostoevskij, "sovraordina il pane alla libertà". Basta la sicurezza mediocre del giorno per giorno per abbandonare ogni rischio di cambiamento.

Comunque la sinistra non ha ancora trovato la chiave del consenso proprio nel momento in cui ci sarebbe bisogno di politiche di sinistra; sembra un controsenso ma è così. Siamo rimasti ancora al "proletari di tutto il mondo unitevi" che continua a far affidamento
non alla ragione ma ai sentimenti. Il che sarebbe il meno; il fatto è che non funziona più.

Forse è proprio questo il punto: la ragione con la politica non c'entra nulla. Almeno la ricerca del consenso non avviene tramite ragione ma tramite passione. Quindi: è completamente inutile cercare di ragionare con un avversario politico? Se vi dimostrassero con passi logici la validità del ragionamento opposto al vostro rinuncereste alle vostre convinzioni più profonde?

Che la gente più debole debba essere aiutata anche se questo mi porta a non fare più l'abbonamento a sky rimane "giusto" per me. Quindi non mi addentro neanche in discussioni di maggior o minor efficienza sociale.

Ma io vado più in là.

Mettiamo che venga convinto a cambiare i miei presupposti. Vengo in seguito convinto anche della correttezza logica del ragionamento opposto e che i dati utilizzati convalidino tutto il ragionamento. Sono sicuro che se il risultato venisse a contrasto con i miei più profondi ideali questi non verrebbero intaccati.
Questo lo noto (perché è più facile vedere le incongruenze negli altri che in se stessi) quando discuto su argomenti di "impatto" emotivo.

Quante volte ho postato questo link?

"La figura qui sotto mostra il numero di crimini denunciati all’autorità giudiziaria in rapporto alla popolazione e la dinamica della popolazione immigrata. Come si vede, a fronte di un incremento del 500 per cento del numero di permessi di soggiorno (passati da 436mila a 2.286mila) dal 1990 a oggi, i tassi di criminalità (numero di crimini per 100mila abitanti) sono rimasti pressoché invariati."



Se avete notato l'aumento sostanziale nel 2004 ecco la nota metodologica che spiega la discrepanza rispetto agli altri anni
"I dati relativi ai delitti denunciati nell'anno 2004 non sono omogenei rispetto a quelli degli anni precedenti, per notevoli modifiche nel sistema di rilevazione e nell'universo di rilevazione: dal 2004 vengono infatti considerati, oltre ai delitti denunciati all'Autorità giudiziaria da Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Guardia di finanza (che alimentavano il modello cartaceo 165 in uso fino all'anno 2003), anche quelli denunciati dal Corpo forestale dello Stato, dalla Polizia penitenziaria, dalla Direzione investigativa antimafia e da altri uffici (Servizio interpol, Guardia costiera, Polizia venatoria ed altre Polizie locali). Ulteriori differenze derivano da una diversa definizione di alcune tipologie di delitto e da una più esatta determinazione del periodo e del luogo del commesso delitto. Per tali ragioni i confronti devono essere fatti con estrema prudenza." 

In merito alla differenza tra "clandestini" e "immigrati" dico solo che l'essere clandestini non è -- di solito -- una scelta ma una condizione passeggera, se non subita.
Un clandestino o è di passaggio (e quindi non vuole legalizzare il suo status e non rientra nel discorso in esame) o ben cerca di regolarizzare la sua posizione.
Hanno calcolato i tempi medi su un campione di questure. E i tempi sono di 291 giorni di attesa. Quindi è plausibile che il tempo medio di rilascio di tutta Italia passi da un mese ad un anno circa. In un anno la stessa persona passa di status giuridico e rimane (se la logica ha un senso) uguale, con la stessa "propensione a delinquere". I regolari di oggi sono i clandestini di ieri. La differenza -- secondo il mio parere -- non ha nessuna validità sul discorso generale.

Ma non serviva a niente. Non c'era nessun tipo di progressione nel dibattito. Forse avrei dovuto "imporre un sentimento"?



"Do the Right Thing"  Spike Lee, 1989




giovedì 16 luglio 2015

Srebrenica

"three generations of Muslim men from the Srebrenica area disappeared in a single week"
Sentenza Radislav Krstic 

La sentenza si riferisce a fatti avvenuti nella "safe area".

Evoluzione della sinistra italiana nei periodi di maggior consenso numerico. Da Karl Marx a Norberto Bobbio, passando da Bersani a Renzi.

"L’uso e la creazione dei mezzi di lavoro […] contraddistinguono il processo lavorativo specificamente umano; per questo il Franklin definisce l’uomo «a toolmaking animal», un animale che fabbrica strumenti. Non è quel che vien fatto, ma come vien fatto, con quali mezzi di lavoro, ciò che distingue le epoche economiche." Karl Marx “Il capitale” Libro I Capitolo 5

Elezioni del 1976

Siamo alla fine del boom economico dopo la crisi petrolifera che ha rallentato il ritmo della produzione industriale italiana.

E’ l’anno dell’autunno caldo, nel pieno della forza sociale dei sindacati. Le stragi (di stato o meno) sono già una realtà. La strategia della tensione comincia con la strage di piazza Fontana il 12 dicembre del 1969 alla Banca Nazionale dell’Agricoltura; prosegue con Piazza della loggia (28 Maggio 1974), Italicus (4 Agosto 1974).

La tensione riguardo i rapporti di lavoro è al culmine: le Brigate Rosse iniziano l’attività nel 1970, rivendicando atti propagandistici e violenti a Milano in Pirelli e nella SIT-Siemens. La tensione è molta ma le BR non hanno ancora impresso la svolta “militare” fortissimamente voluta da Moretti. Macchine dei dirigenti incendiate, intimidazioni ma niente efferatezza. Il primo duplice omicidio viene commesso a Padova il 17 giugno 1974: le BR, nel corso di un’incursione nella sede del MSI di via Zabarella, uccidono Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola. Ma la prima svolta è la pianificazione dell’omicidio del Procuratore della Repubblica Francesco Coco; azione poi rivendicata politicamente dalle BR.

Questo è il clima. I rapporti di produzione dividono nella realtà il paese in due società di diversa struttura produttiva: nel nord l’industria manifatturiera mentre nel sud l’agricoltura e pubblica amministrazione.

La società è fortemente autoritaria e “democristiana” ma cominciano le prime situazioni di contrapposizione forte anche a livello ideologico. Per la prima volta si vota a 18 anni e non a 21 e il referendum sul divorzio vede una netta sconfitta della DC.

I dati della sinistra:

Votanti                   37.755.083                             93,39%
PCI                        12.615.650                             34,37%
PSI                          3.540.309                               9,64%

C’è da notare inoltre un’affermazione consistente di Democrazia Proletaria nel Nord e in special modo in Lombardia, le regione più industrializzata del nord. La forte industrializzazione che pervade anche le città più importanti del sud fa perdere molto consenso al MSI. Si potrebbe parlare di coscienza di classe.

Elezioni del 1983

Sono anni caratterizzati da un forte aumento della spesa pubblica con un inflazione che viaggia a due cifre.
I dati – a guardarli adesso – sono sconvolgenti.
Il deficit passa da -10,11 del 1983 fino ad arrivare al -11,51 del 1987, passando per il -12.
Il rapporto debito/PIL passa dal 68,38% al 88,60%, e si arriva a quota 90% l’anno dopo

Il fatto politico più rilevante, in merito alla lotta tra capitale e lavoro, è la marcia dei quarantamila, anche detta marcia colletti bianchi (impiegati e quadri FIAT), svoltasi a Torino il 14 ottobre 1980. Questa manifestazione riduce il potere dei sindacati e sancisce la separazione materiale di interessi tra impiegati e proletari.

In più incomincia a svilupparsi e innovarsi in maniera consistente il terziario nel nord-est. Realtà non sindacalizzabile.

Questi i dati:

Votanti                   39.188.182                             88,01%
PCI                        11.032.318                             29,89%
PSI                          4.223.362                             11,44%

Come rappresentante del blocco sociale della manifattura e terziario del nord est, entrano due rappresentanti della liga veneta, uno alla camera e uno al senato
Questo parlamento elegge Cossiga.

Elezioni del 2008

Siamo del cosi detto terzo capitalismo; il capitalismo globale, nel quale le merci viaggiano ovunque e in tempi rapidi. Il livellamento delle condizioni produce uno smottamento della ricchezza. Dai paesi ricchi ai paesi a sviluppo meno avanzato. Cina, Brasile soprattutto. La caduta del muro di Berlino insieme alle nuove frontiere aperte dallo sviluppo tecnologico fanno pensare alla “fine della storia”. Concetto magistralmente espresso da Fukuyama, il “monarca” dei reazionari.

Bendati e frastornati dai primi cellulari, le prime connessioni ad internet, l’individualismo pervade ogni angolo della società. Le istituzioni sono viste come “pesi” dai quali, grazie alla tecnica e la scienza, ci si può liberare. Partiti, sindacati entrano in crisi. E nel 2008 fallisce la Lehman Brothers, il più grande fallimento della storia del capitalismo moderno.

La sinistra cerca di tamponare la sconfitta. In Italia l’analisi latita e gli esponenti della sinistra politica faticano a comprendere la società liquida, descritta da Bauman.

Si assiste alla nascita di quello che si può classicamente definire sottoproletariato: i call center. Le grandi aziende e le multinazionali “spacchettano” il processo produttivo, in un modo da rendere inadeguata la difesa del posto di lavoro classico, in quanto le esternalizzazioni e cessioni di rami di aziende producono situazioni non previste né prevedibili dai sindacati.

Le carte si mischiano. Alla sinistra non basta più la difesa degli operai e degli impiegati classici. Si presentano nuove povertà e conflitti: i migranti, i giovani schiavizzati e privi di ogni tutela dei call center.

Votanti                   36.457.254                             78,02%
PD                         12.095.306                             33,18%
IDV                         1.594.024                                4,37%

Elezioni 2014

Dopo la vittoria/sconfitta di Bersani del 2013 la sinistra, tutta dai rappresentanti agli elettori, si interroga sulla ricerca del consenso dando una immagine di sé classica ed in continuità (più o meno marcata) con il passato. Già dopo il governo Berlusconi 2001-2005, criticato da più parti, la sinistra non riesce a vincere nettamente le elezioni.

A questo punto gli elettori del PD provano un’altra strada. Quella di Renzi. E’ una svolta dal punto di vista ideologico e di struttura partitica. Il punto qualitativo e valoriale del cambio, qui non interessa; interessa invece il fatto che a livello quantitativo genera consenso e numeri.

Sembra che senza l’appoggio della parte produttiva del nord-est e delle nuove classi (i piccoli imprenditori, le finte PIVA che lavorano come dipendenti ecc ecc) non si possa ottenere una vittoria tale da poter governare pienamente.

In Europa continua la crisi del debito pubblico di molti paesi. Non c’è però il “terror panico” del post Lehman Brothers.

Votanti                   28.908.004                             58,68%
PD                         11.172.861                             40,81%
IDV                             179.693                               0,65%
TSIPRAS                 1.103.203                              4,03%



Insomma davanti ad una trasformazione così radicale della società Italiana non deve stupire che anche il partito — e in special modo quello maggiore di sinistra — si sia trasformato a sua volta. Se in peggio o meglio siamo sul soggettivo e la cosa non credo abbia peso se non dal punto di vista filosofico-dialettico.

Norberto Bobbio nel libro “Destra e Sinistra” afferma la sua idea di partito di sinistra.
“Se vi è un elemento caratterizzante delle dottrine e dei movimenti che si sono chiamati e sono stati riconosciuti universalmente come sinistra, questo è l’egualitarismo, inteso […] non come l’utopia di una società in cui tutti gli individui sono uguali in tutto, ma come tendenza a rendere eguali i diseguali.”

La domanda da fare — e da farsi — è se questa tendenza sia meno forte o meno sentita dagli elettori e dai rappresentanti della sinistra. Perché l’uguaglianza è una costante che fluttua nelle variabili che il processo materiale di produzione continuamente genera e rinnova.