giovedì 20 agosto 2015

La guerra nei Balcani - Settima Parte -

La Terza Guerra Mondiale
Settima Parte

22) La comparsa di tutte le forze in campo

"The shell landed four or five metres behind Mesuda Klari and Ismet Klari. Immediately after the explosion Mesuda Klari felt like she was not fully conscious or able to see properly what was going on. When she came to, she found herself sitting on the ground with her husband next to her. He told her, I lost my arm." 
ICTY Processo per crimini di guerra a Dragomir Milosevic, 12 dicembre 2007

Gli anni dal 1992 al 1996 rappresentano il periodo più funesto che la storia moderna europea possa ricordare. Oltre al fronte aperto contro la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, spalleggiata in maniera sempre meno convinta dalla Serbia di Milosevic, si apre quello croato. Anche sul lato croato le forze politico militari periferiche (HVO) sono aiutate strategicamente e militarmente dal centro, ovverosia dalle forze agli ordini di Tujman. C'è da dire che la Croazia è stata riconosciuta ufficialmente come nazione il 15 gennaio 1992 e quindi un suo coinvolgimento (diretto o indiretto) fa diventare il conflitto sul territorio bosniaco un conflitto internazionale.

L'estate del 1995 segna una svolta nello scacchiere internazionale con la cessione delle operazioni strategico politiche agli USA; l'Europa -- divisa tra la posizione filoserba francese e quella filocroata tedesca -- perde ogni possibilità di far pesare il proprio ruolo. In aggiunta a questo la Russia, alle prese con il suo passaggio turbolento da una società con mercato pianificato ad una società completamente liberista, si defila. A farne le spese sono i serbi della Krajna. Senza "appoggio" esterno da Belgrado i serbi sono in balia delle forze nazionaliste croate sempre più forti e preponderanti sui moderati ormai ridotti ad una sterile opposizione interna.

Nelle guerre civili in cui l'odio razziale è prevalente non possono che affermarsi due regole auree. La prima: tra i civili non ci sono vincitori; la seconda: l'odio di questo tipo non conosce limite.

Dopo i musulmani delle zone periferiche della Bosnia orientale, adesso tocca ai serbi della Krajna sperimentare la pulizia etnica. Nonostante la Croazia e le forze musulmane della Bosnia abbiano promesso all'amministrazione americana di Bill Clinton di non utilizzare la forza, si assistono a guerriglie contro i paramilitari (pochi) serbi rimasti, stupri etnici e violenze contro civili. Soprattutto nella zona di Knin la situazione è fuori controllo; tra i serbi anche chi non è toccato in prima persona dalle violenze scappa impaurito; le cittadine vengono date alle fiamme per assicurarsi che comunque gli abitanti non abbiano la possibilità di tornare nelle proprie abitazioni. Questa è appunto la regola della pulizia etnica basata sull'odio razziale: l'odio che ritorna. La vista dei "nemici" che incolonnati lasciano le proprie abitazioni non è altro che un'istantanea fotografica raffigurante il futuro prossimo dei vincitori che rimangono.


L'altra regola sopra menzionata è l'abisso che non conosce limiti quando si continua a propagandare l'odio razziale. Il mercato di Sarajevo viene colpito per ben due volte da colpi di mortaio. Le immagini degli attentati finiscono nelle case degli italiani, degli europei, degli americani, e la titubanza della comunità internazionale non è più scusabile.


[ ATTENZIONE: immagini forti ]


Queste immagini fanno il giro del mondo. Milosevic non riesce più a "tenere" Karadic e Mladic che continuano la "loro guerra etnicaper riconquistare le varie enclave musulmane in Bosnia al confine con la Serbia. A Srebrenica succede l'inconcepibile; i maschi tra i 17 e 70 anni vengono divisi dal resto della popolazione e assassinati con esecuzioni senza nessuna distinzione; sono quasi tutti civili, non si possono mettere in piedi neanche i processi (alcune volte farsa) militari. Un musulmano maschio, una pallottola. Il Tribunale Internazionale è obbligato ad agire. Il 25 luglio Karadzic e Mladic sono formalmente accusati di genocidio e crimini contro l’umanità.

23) Il duplice attentato al mercato di Markale

Il secondo attentato al mercato di Markale -- quello del 28 agosto 1995 -- segna una svolta diplomatica per quanto riguarda gli USA. Da quando le immagini delle guerre balcaniche "invadono" le televisioni di tutta america un simile choc non può che essere decisivo per le sorti delle tre maggiori forze in campo nei Balcani. Non ci sono vere e proprie alleanze tra di loro ma un odio profondo che permette di individuare di volta in volta il nemico più fragile da combattere in modo tale da guadagnare "territorio". Tra le tre forze -- a livello militare -- è senza dubbio messa meglio la Serbia (e i loro alleati serbi di Bosnia) in quanto possiedono il comando della JNA; invece la Croazia ha dalla sua parte una tendenziale (ma non palese) amicizia con la (in parte) cattolica USA in vista di una strategica posizione anti-russa e anti-musulmana. Quelli messi peggio -- sia militarmente che politicamente -- sono i musulmani della Bosnia centrale. L'attentato del mercato a Sarajevo cambia la situazione di Izetbegovic in quanto i serbo-bosniaci si trovano isolati dalla comunità internazionale e, sotto minaccia dei bombardamenti NATO, si trovano "scoperti" su due fronti: dal lato croato a nord, e sul confine orientale con la ARBiH musulmana.

Appena i serbo bosniaci vengono minacciati da un possibile attacco aereo della NATO, Tujdman cerca di approfittarne strategicamente nonostante la diplomazia USA cerchi di anticiparlo facedogli promettere di non procedere militarmente per riconquistare i territori precedentemente conquistati dai serbi.



Per questo motivo, sia subito dopo che durante i processi per crimini di guerra, ci sono stati scambi di accuse tra le due parti interessate -- serbo-bosniaca e bosniaca musulmana -- sulla ricostruzione dell'attentato. Una simile scena di morte -- trasmessa in mondovisione -- non può non decidere le sorti diplomatiche di un conflitto. La parte serbo bosniaca, con Mladic su tutti, nega che il mortaio (in realtà furono cinque colpi) sia stato lanciato dalle postazioni serbe e che è possibile ipotizzare -- ipotesi che Karadic appoggia durante il suo processo, ancora non concluso, per crimini di guerra -- una specie di auto-attentato da parte delle truppe di Izetbegovic per indurre gli USA ad intervenire militarmente (come poi avvenne) contro le postazione militari di Mladic. Questa teoria è stata smentita dalle prove di esperti e tecnici dell'ONU, dell'UNPROFOR e dai consulenti militari indipendenti. Sfortunatamente noi italiani sappiamo quanto possa essere difficile la ricerca della verità quando entrano in gioco interessi vitali, spesso inconfessabili, e quando dentro lo stato si inseriscono personaggi senza nessuna remora come nel caso italiano del periodo stragista o come nel caso di guerre civili senza nessun tipo di ostacolo morale o di codice militare. Comunque, durante il processo a Dragomir Milosevic, comandante dell VRS, il caso viene trattato con sufficiente accuratezza e viene accettata la versione del mortaio 120mm sparato da una postazione serba. La difesa del comandante della VRS ha cercato di provare due differenti versioni dell'accaduto, entrambe ritenute poco plausibili dal Tribunale Internazionale. La prima è il colpo di mortaio sparato da una diversa postazione, diversa da quella accertata dalle analisi dei tecnici; la seconda, considerata ancora meno plausibile della prima, del proiettile appoggiato nelle vicinanze del mercato e poi fatto esplodere in un secondo momento con un apparato modello telecomando a distanza.

24) Uso della forza

Come si è visto, dopo l'attentato al mercato Markale di Sarajevo, la comunità internazionale -- tutta -- pretende una risposta forte, incisiva. La comunità diplomatica europea è senza guida; dà un'impressionante prova di debolezza politica, incredibilmente fuori dalla realtà. Per quanto riguarda la Russia, già si è detto del suo disinteresse dovuto a problemi suoi interni. Rimangono gli USA: Bill Clinton decide di usare la forza militare (il diplomatico americano, Richard Holbrooke, utilizzerà la parola "spazzatura" per definire le precedenti, infruttuose, operazioni di pace nei Balcani), gli alleati europei si accodano. Il 30 agosto 1995 inizia l'operazione NATO "Deliberate Force". I bombardamenti sono pesantissimi; i serbo-bosniaci si ritirano dalle immediate vicinanze di Sarajevo.




La città di Sarajevo e le colline circostanti sono sotto attacco. Mentre avviene questo bombardamento altrove si continua a combattere. Nei dintorni dell'enclave di Srebrenica, ed in generale su tutto il confine serbo bosniaco, i civili vengono deportati e uccisi, non solo i musulmani maschi... ogni uomo o donna, civile o no, nelle parti più pericolose della Bosnia Erzegovina (e cioè quella occidentale al confine con la Croazia e quella orientale confinante con la Serbia) rischia di subire violenza fisica o essere torturato quando non ucciso. La speranza è che l'uso delle forza da parte della NATO porti i contendenti ad accordarsi per una pace duratura e non un passeggero e instabile "cessate il fuoco".

Si formano due schieramenti all'interno delle forze bosniache. La Repubblica Serba e la JNA con a capo Milosevic, alleati con il Montenegro di Bulatovic da una parte -- la parte meno oltranzista, se così si può dire -- e dall'altra La Republika Srpska Krajina (Repubblica Serbo Bosniaca) con a capo Karadic e Mladic, quest'ultimi decisi a combattere fino alla fine.



I serbo bosniaci si trovano isolati, senza l'appoggio della JNA (almeno non ufficiale e pieno) e con Milosevic che si accorge di non poter più contrastare l'estremismo politico della fazione delle VRS serbo bosniache. 

25) L'isolamento di Karadic e Mladic

A livello internazionale ormai le scelte e gli incontri vengono fatti direttamente dall'ambasciatore americano Richard Holbrooke, con le nazioni europee che stanno a guardare. L'ostacolo maggiore in questo momento è dovuto al fatto che i negoziati -- da parte della comunità internazionale -- possono essere fatti solo con Milosevic e Bulatovic, essendo Karadic e Mladic accusati di crimini di guerra e quindi non consultabili diplomaticamente. Si arriva allo stallo quando il leader serbo chiede di fermare i bombardamenti su Sarajevo; come contropartita Holbrooke ovviamente vuole il disarmo delle armi pesanti da parte delle truppe della VRS. 

Le parti si accordano, è il cinque ottobre 1995. Bill Clinton annuncia la fine delle ostilità. 



Gli accordi di Dayton però devono ancora prendere corpo e non sarà facile mettere d'accordo i contendenti, perennemente in conflitto. Di fronte alla incontestabile perdita di credibilità europea questo "cessate il fuoco" (imposto con la forza e di conseguenza un po' più stabile) americano -- che porta a Sarajevo riscaldamento e luce -- può essere considerato -- magari non vittoria piena -- ma almeno non una catastrofica sconfitta.

Come si vedrà l'accordo non appianerà tutte le problematiche dei Balcani. Il focolaio da dove tutto era cominciato, il Kosovo, tornerà in primo piano con tutto il carico di odio e risentimento tra la etnia albanese e quella serba


domenica 16 agosto 2015

Che fine ha fatto l'inchiesta MOSE?

Le corruzioni del Consorzio Venezia Nuova (CVN) verso i politici Chisso, Galan e Orsoni.

Come avviene il finanziamento illecito? In due modi:

- Nascondendo il vero finanziatore 
CVN dà soldi per operazioni inesistenti ad una consorziata la quale eroga finanziamenti legali ad una persona politica
- Attingendo a fondi senza la delibera di chi dà il finanziamento
CVN dà soldi per operazioni inesistenti ad una consorziata la quale retrocede parte dei soldi al CVN stesso che li mette in un fondo e li preleva per erogarli senza che il cda approvi.



In tutti e due i casi si può parlare di

- finanziamento ad un partito e quindi reato di finanziamento illecito ai partiti
- finanziamento ad una persona e quindi reato di corruzione

Cerco di fare un minimo di chiarezza sull'affaire MOSE (Modulo Sperimentale Elettromeccanico) e la corruzione nella PA regionale in Veneto. L'ordinanza di custodia è lunga e qui voglio discutere solo della parte riguardante il rapporto imprenditoria politica. A grandi -- ma grandi -- linee si può dire che il CVN aveva tra le sue consorziate alcune ditte di non proprio specchiata onestà. Tra queste la San Martino, la Mantovani, Adriainfastrutture (una controllata della Mantovani), il COVECO (a sua volta un consorzio), le quali, grazie ad altre ditte, creavano fondi con fatturazioni per operazioni inesistenti. Alcune di queste fatture fasle andavano a bilancio delle aziende stesse, alcune venivano retrocesse verso il CVN. Che fine facevano quei soldi? A chi andavano?

Parte di questi soldi finivano per pagare funzionari e politici regionali veneti. Questa è l'accusa dei PM; accusa ripetuta dai "grandi accusatori" Mazzacurati, Baita e Minutillo. I politici di primo piano coinvolti sono Galan, Chisso e Orsoni.
Tra questi accusatori il Mazzacurati non potrà ripetere le accuse per il suo stato di salute e in più le sue dichiarazioni rischiano di essere ridimensionate al processo. Baita e Minutillo sono ai ferri corti; il primo ha citato in giudizio la seconda. Inoltre alla Minutillo viene contestato uno stile di vita ben al di sopra delle sue possibilità economiche.
La ricerca dei soldi, dei conti corrente, delle ricchezze, dello stile di vita insomma dovrebbe essere non meno importante delle dichiarazioni rese da chi è con le spalle al muro e in più in regime di custodia cautelare. 

Perché poi possono succedere cose come queste:




E veniamo al punto.

Fatto salvo che sono pacifici alcuni reati come fatture false e evasione fiscale, c'è da capire perché -- secondo l'accusa -- sono stati movimentati così tanti soldi per "fare impresa". Non prediligendo manicheismi in cui pregiudizialmente si mette da un lato il politico "cattivo e disonesto" e dall'altro l'imprenditore vessato, né la visione contrapposta e speculare in cui è l'imprenditore il "cattivo e disonesto" di turno che cerca di corrompere e quando non ci riesce fa ricadere le colpe sull'ingenuo politico che non sa da dove vengano i soldi, mi piacerebbe capire perché non è possibile una forma di accusa giudiziaria che preveda tra le prove, oltre le dichiarazioni in interrogatori, anche la ricerca di movimentazione dei soldi.

La parte "politica" regionale è una parte di tutta l'ordinanza; infinitamente più piccola... parte dalla pagina 479 su 712 pagine totali.




Magari un cambio di toner sarebbe stato apprezzato... ma forse è meglio così... come a dimostrare la cronica mancanza di fondi della PA.

Inoltre, all'interno dei reati verso la PA non viene contestato solo il mose ma anche altri progetti. I titoli dei giornali -- di tutti -- erano del tipo "scandalo mose" con in prima pagina i politici di turno come il Galan o l'Orsoni, facendo intendere che tutto ruotava intorno all'arricchimento dei politici tramite tangenti.

Non è così. O meglio è anche così. Di sicuro ci sono le false fatturazioni e retrocessioni che i simpatici imprenditori made in italy del consorzio hanno creato. Di sicuro ci sono i fondi neri in cui transitavano milioni di euro creati dal CVN.

Ora, se è vero come è vero che spesso i decisori politici e (molto spesso) regionali creano leggi che sembrano fatte a posta per invogliare a dare e richiedere tangenti (come il project financing della regione veneto) è anche vero che queste regole esistono per tutti gli imprenditori. Comunque, due parole sul project financing vanno dette... Il Veneto è stata la prima regione che si è dotata di questo meccanismo; le ditte private -- o interessate dall'ente regionale o attivandosi autonomamente -- presentavano progetti alla regione stessa. I costi degli studi e della presentazione venivano rimborsati solo se veniva riconosciuta la "pubblica utilità" da parte della PA. Questo riconoscimento era (uso il passato perché voglio sperare che non sia più così) del tutto arbitrario ed era solo ed interamente in mano ai decisori pubblici. Si vede quindi che un sistema del genere non poteva che ingenerare a lungo andare problemi. Questa è la Minutillo durante l'interrogatorio mentre spiega il meccanismo.



Il fondo del CVN, tenuto dal commercialista Luciano Neri e chiamato ironicamente "Fondo Neri", è una certezza. Come una certezza sono i soldi che affluivano lì tramite fatture delle varie cosorziate per operazioni inesistenti. Fatture fatte con aziende austriache - controllate dalle stesse persone che controllavano le consorziate del CVN -- le quali passavano soldi ad altre ditte ungheresi che a loro volta versavano soldi a San Marino o a Cipro. Quindi -- in primo luogo e ad un grado di certezza almeno ragionevole -- si parla di frode fiscale a arricchimento personale delle personcine ammodo del consorzio. Qualcuno di voi conosce Mazzacurati, Minutillo, Sutto, Baita, Savioli, Neri? O meglio ancora, secondo voi la gente quando sente parlare di "scandalo mose" associa a tale vicenda i faccioni di Galan e Orsoni oppure i faccioni (sempre che siano mai comparsi in tv) dei tipi sopra?

Allora il punto è questo: se si snatura in questo modo l'informazione si fa manipolazione, si disinforma. Ormai per me è una battaglia persa ma tento di portarla avanti lo stesso. Se la difesa giudiziaria dispone della carta "populistica" del tipo "dì che i soldi non li hai presi te ma, costretto, li hai versati ai porci politici", capite bene che qualche passaggio -- soprattutto su Galan -- lascia perplessi. Non dico che Galan sia lindo ma quando leggo che alcuni imprenditori affermano di avergli dato due tranche da 900.000 euro più 1 milione di euro all'anno (UN MILIONE DI EURO ALL'ANNO, 1.000.000,00# euro) per sette anni mi aspetto che il PM di turno non si fermi lì ma vada alla ricerca di quei soldi. Ma invece no... "basta la parola". Quei soldi sono una enormità e non possono non lasciare tracce anche se sono contanti perché da qualche parte vanno a finire. E quindi, dopo aver scoperto i fondi neri e le movimentazioni poco chiare di denaro, bisognerebbe chiedersi: dove sono i soldi? C'è qualcuno che sta conducendo un tenore di vita che non è ragionevole far derivare dal suo solo stipendio?




domenica 9 agosto 2015

Da dove deriva Mafia Capitale

L'aspetto giuridico

Per quanto riguarda l'aspetto giuridico rimando totalmente a quello che ho scritto in un altro post.


E' importante leggere l'accusa perché durante il processo la difesa darà sicuramente battaglia in merito alla corretta formulazione del 416bis.

"[...] del delitto di cui all’articolo 416bis [...] per avere fatto parte di una associazione di stampo mafioso operante su Roma e nel Lazio, che si avvale della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti di estorsione, di usura, di riciclaggio, di corruzione di pubblici ufficiali" [Seconda Ordinanza, pag 12]

Che si presentino delle difficoltà nell'inserire l'aggravante di associazione di tipo mafioso (non associazione mafiosa "classica") si evince già dalla prima ordinanza in cui si legge:

"Gli indubbi elementi di originalità contenuti nella richiesta cautelare [...] consigliano un’enucleazione ex ante del metodo di analisi e di sussunzione della fattispecie concreta nella fattispecie astratta.
In concreto, in una prima approssimazione si determineranno gli essentialia di un’organizzazione di tipo mafioso [...] e, successivamente, si individueranno indici rivelatori della sua esistenza secondo la giurisprudenza, onde verificare, attraverso una comparazione con il modello legale, se essi abbiano un carattere storicamente e geograficamente determinato" [Prima Ordinanza, pag 27]

In pratica bisogna prima individuare gli aspetti caratteristici dell'associazione mafiosa. Secondo numerose sentenze si è arrivati ad evidenziare due aspetti peculiari: forza intimidatrice del vincolo associativo e condizione di assoggettamento ed omertà. Questi due aspetti definiscono la fattispecie criminale. Gli indici rivelatori invece sono molteplici e si possono riassumere in: segretezza del vincolo, comparaggio o comparatico tra gli adepti, vincolo gerarchico, l'accollo delle spese di giustizia da parte della cosca, diffuso clima di omertà, assoggettamento alla consorteria.

Quindi, l'accusa dovrà dimostrare che il gruppo di Carminati e Buzzi aveva una storia criminale e ha un presente riconosciuto tale per cui la sola presenza personale dei due o dei loro associati intimidivano e mettevano in condizione di obiettiva soggezione la controparte. E questo con o senza il ricorso alla violenza verbale o fisica. Inoltre i PM sono convinti che gli "indici rivelatori" non rivestono -- presi singolarmente -- caratteristiche dirimenti; in poche parole la mancanza di un (o più) indice non significa la negazione del 416bis.

Un esempio pratico in merito. Il controllo del territorio fatto dalla mafia classica è uno degli "indici rivelatori" che -- insieme ai due elementi costitutivi (forza intimidatrice, condizione di assoggettamento) -- forniscono una prova di fatto dell'esistenza del fenomeno criminale in esame. Questa forma di "antistato" non è pacificamente presente nella situazione del Carminati e del Buzzi. Quello che intende dimostrare la procura è che le associazioni di "tipo mafioso" lo sono anche senza la presenza di tutti gli "indici" che si trovano nelle mafie tradizionali.

L'organizzazione si muoveva in quello che veniva chiamato "mondo di mezzo", e cioè quello che unisce il mondo di sopra, fatto di imprenditori, funzionari, politici e il mondo di sotto, fatto di persone umili, oneste o meno, delinquenti di basso profilo e altro. Insomma, il gruppo interviene quando il mondo "altolocato" ha bisogno di soldi, voti o favori dal bassofondo. In una intercettazione ambientale Carminati lo spiega.

Carminati: è la teoria del mondo di mezzo compà... ci stanno… come si dice… i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo 
Brugia: embhè.. certo.
Carminati: e allora... e allora vuol dire che ci sta un mondo... un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano e dici cazzo come è possibile che quello…
Carminati: come è possibile che ne so che un domani io posso stare a cena con Berlusconi...
Brugia: certo... certo... 
Carminati: cazzo è impossibile... capito come idea? ...è quella che il mondo di mezzo è quello invece dove tutto si incontra... cioè... hai capito? ... allora le persone... le persone di un certo tipo... di qualunque  
Carminati: di qualunque cosa... si incontrano tutti là.
Brugia: di qualunque ceto.
Carminati: bravo...si incontrano tutti là no?.. tu stai lì...ma non per una questione di ceto… per una questione di merito, no? ...allora nel mezzo, anche la persona che sta nel sovramondo ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non le può  fare nessuno.
Brugia:  certo... 
Carminati: questa è la cosa…e tutto si mischia [Prima Ordinanza, pag 37]



L'aspetto storico



Partiamo con il definire il capo -- secondo i PM -- della organizzazione di Mafia Capitale, Massimo Carminati.

"Sul piano soggettivo Mafia Capitale si è strutturata prevalentemente attorno alla figura di Massimo CARMINATI, il quale ha mantenuto e mantiene stretti legami con soggetti che hanno fatto parte della Banda della Magliana o che comunque le gravitavano intorno." [Prima Ordinanza, pag 36] 

Massimo Carminati -- detto "il cecato" o anche "il pirata" -- era un militante del movimento politico eversivo di estrema destra dei Nuclei Armati Rivoluzionati (NAR). Negli anni 80 stava prendendo sempre più potere a Roma la organizzazione criminale "Banda della Magliana", un gruppo apolitico che però, per puri interessi "commerciali", aveva contatti con gli ambienti dell'eversione nera; questi contatti erano tenuti da Alessandro D'Ortenzi il quale conosceva un ambiguo professore, Aldo Semerari, molti vicini agli ambienti militanti (e militari) dell'estrema destra. Questo professore riteneva comunque proficua la collaborazione con ambienti criminali comuni nell'ottica di una destabilizzazione dello stato, oltre che ovviamente per autofinanziamento. Non tutti erano d'accordo sulla collaborazione e, da parte dei militanti politici, c'era una sorta di diffidenza verso quelli che venivano visti come semplici criminali comuni senza ideologia e quindi facilmente corruttibili, dediti ai "tradimenti" continui per soldi.

Carminati fu della stessa idea del professore. Infatti si ritagliò uno spazio importante come trait d'union con i vertici della banda della Magliana. L'episodio che ne sancì la definitiva autorevolezza del Carminati fu la trattativa per la liberazione di Paolo Aleandri, ex militante di "Ordine Nuovo" poi passato in un'altra organizzazione neofascista chiamata "Costruiamo l'Azione". Aleandri fu tenuto in ostaggio dai membri della banda della Magliana in quanto non restituì un borsone pieno di armi. In questo borsone -- per avere un'idea della potenza criminale a cui era arrivata la banda -- c'erano un mitra di fabbricazione cecoslovacca, un fucile, alcune pistole e rivoltelle e un paio di bombe a mano modello SRCM.

A questo punto si attivano Carminati (insieme ad alcuni militanti) e il professore Semerari per tentare di "ammorbidire" il gruppo della Magliana, capeggiato in quel periodo da Franco Giuseppucci. Semerari era considerato intoccabile un po' da tutti in quanto aveva molte conoscenze in ambito politico ed è quindi la sua presenza che non fa precipitare la situazione tra le due organizzazioni.

Nel tempo Carminati si legò sempre di più alla banda criminale anche se continuava a militare nei NAR; un aspetto che facilitò la fuoriuscita dal "mondo della lotta politica" fu il fatto che i soldi recuperati dalle attività criminali dovevano andare a finanziare "la lotta", l'idea sovversiva di destra. In pratica, l'afflusso continuo di denaro e la possibilità di spenderlo individualmente (almeno in parte) e per scopi di puro divertimento favorì l'approdo più o meno ufficiale di alcuni esponenti dei NAR verso la banda. O comunque l'utilizzo delle strutture politico-militari venne dirottato per attività del tutto non politiche. Che il Carminati avesse ormai un ruolo attivo e riconosciuto (anche) all'interno della banda della Magliana fu provato dall'episodio del ritrovamento dell’arsenale custodito da Biagio Alesse nei sotterranei del Ministero della Sanità. Infatti era l'unico dell'area dell'eversione nera ad avere accesso -- insieme ai componenti storici della banda -- al luogo dove erano nascoste le armi.

Siamo nel periodo stragista e con i servizi segreti che "lavorano e non lavorano". Periodo difficilissimo, la cui analisi potrebbe portare ad un eccesso complottista, ma -- in questo caso solo per far notare in quale ambiente si muoveva il Carminati -- si può dire che quelle armi erano "bollenti" infatti...

"[...] rinvenimento, in data 13.01.1981, a bordo del treno espresso Taranto-Milano, di un borsone contenente tra l’altro armi, munizionamento, un quantitativo esplosivo dello stesso tipo di quello utilizzato per la strage e due biglietti aerei emessi a nome dei cittadini stranieri Martin DIMITRIS (valido per il volo Milano-Monaco delle ore 20,00 del 13 gennaio) e Raphael LEGRAND (valido per il volo Milano-Parigi delle ore 18,15 del 13 gennaio), entrambi rilasciati il giorno precedente [...]
Più in particolare, l’incolpazione del CARMINATI in ordine all’inscenato rinvenimento era basata sul fatto che, stando alle sopraggiunte dichiarazioni dell’ABBATINO, una delle armi in questione (fucile M.A.B.) recava peculiari caratteristiche, dovute a modifiche artigianali, che ricorrevano in un identico esemplare facente parte dell’arsenale della Banda della Magliana custodito nei sotterranei del Ministero della Sanità; esemplare infine prelevato dal CARMINATI e mai restituito (si trattava di una delle armi che a suo tempo erano state consegnate alla Banda per ottenere la liberazione dell’ALEANDRI) [Prima Ordinanza, pag 43]

Insomma, i servizi segreti depistano le indagini sulla strage di Bologna facendo trovare a bordo di un treno delle armi; una di queste è la stessa (si presume e secondo indagini) prelevata dai sotterranei del Ministero della Sanità da parte di Carminati. Questo era il mondo in cui agiva l'odierno indagato per mafia; questo è uno dei compagni di attività economica che si è scelto il Buzzi.





sabato 8 agosto 2015

I "buonisti"

Mentre Anders Breivik si diletta nella lettura del "Mein Kampf" o sfoglia i "Protocolli dei Savi di Sion" nella sua cella, isolato dalla società Norvegese, i "buonisti" progressisti tornano a far vivere Utoya e la speranza di una società futura anti-razzista.



Foto Reuters


mercoledì 5 agosto 2015

Mafia (?) Capitale -- Terza Parte --

MAFIA CAPITALE
Una disamina sui fatti
Terza Parte

Nota importante
Quando ho finito l'articolo mi sono accorto della lunghezza e complessità dello stesso. Cercando di renderlo più corto mi accorgevo di farlo diventare più oscuro, al contrario più cercavo di chiarirlo più diventava lungo. Siccome lo sforzo fatto nel documentarmi non  lasciava come soluzione praticabile l'abbandono ho cercato di rendere i paragrafi -- se possibile -- "indipendenti" tra di loro. Quindi (credo) si possano leggere le parti di interesse senza perdere il concetto base su cui è incentrata la analisi. Ho inserito il paragrafo "Breve prefazione" in cui sono riassunti gli aspetti fondamentali dell'articolo; questo è il solo paragrafo che rende possibile la lettura degli altri avendo una panoramica sensata del tutto. Così, chi è interessato al funzionamento dei bandi di gara può leggere solo quella parte, chi invece vuole sapere qualcosa di più su come vengono gestiti i centri di accoglienza dei migranti può passare direttamente dove viene discussa la questione.

Introduzione

Per evitare confusioni e fraintendimenti questo post serve a chiarire -- nel limite del possibile -- i rapporti della PA con i fornitori e il ruolo politico nelle decisioni di spesa corrente e straordinaria. Non interessano qui difese o attacchi politici né tanto meno "forcaiolismi" populisti.

Per capirci qualcosa seguiamo l'ordinanza di applicazione di misure cautelari formulate dal GIP Flavia Costantini. Inoltre verrà presa in esame anche la prima ordinanza, sempre dello stesso GIP. Cominciamo col dire che non a tutti gli indagati è stata contestata l'aggravante dell'associazione mafiosa. Tra i politici il solo è Luca Gramazio. Le cooperative coinvolte sono quelle del gruppo "29 Giugno" di Buzzi e "La Cascina" di Cammisa.

Gli attori principali

L'organizzazione alla quale viene contestato il reato di associazione mafiosa è capeggiata -- secondo l'accusa (precisazione che varrà per il resto del post) -- da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi.
Oltre ai già citati Carminati e Buzzi fanno parte della associazione:
Luca Gramazio, consigliere regionale PDL del Lazio.
Franco Panzironi, imprenditore operante soprattutto nel periodo 2008-2013.
Nadia Cerrito, segretaria delle cooperative di Buzzi e Alessandra Garrone collaboratrice e compagna del Buzzi stesso. Inoltre per il 416bis gli altri indagati sono: Riccardo Brugia,  Fabrizio Testa,  Cristiano Guarnera, Giuseppe Ietto, Agostino Gaglianone,  Carlo Pucci, Riccardo Mancini, Fabio Gaudenzi, Roberto Lacopo, Matteo Calvio, Claudio Caldarelli, Carlo Guarany, Paolo Di Ninno.

Fatta questa premessa -- per non fare confusione -- conviene dividere la presunta storia criminale in varie sezioni. Seguendo, come scrivo sopra, la prima ordinanza si possono dividere quattro grandi temi.
Le corruzioni nel comune di Roma
- La questione dei debiti fuori bilancio
- Il ruolo delle cooperative negli appalti della PA
- La presunta attività di favoreggiamento di Luca Gramazio

Breve prefazione

Il personaggio protagonista di questo articolo è Luca Odevaine. Personaggio carismatico e originale che si muove al confine tra la politica in senso stretto e la pubblica amministrazione; cambiò nome in seguito ad una condanna per poter operare indisturbato nel pubblico. Questo cambio di nome riuscì ad evitargli imbarazzi in Italia in quanto nessuno aveva fatto indagini approfondite in merito, ma venne fuori quando gli fu negato il visto per andare negli USA dalla amministrazione americana. Possiede grandi ricchezze in Venezuela. La sua opera nella pubblica amministrazione è -- secondo i PM -- del tutto oscura in quanto Odevaine lavora in conflitto di interessi tra gli interessi economici pubblici e i suoi interessi economici privati. Durante la sua attività di pubblico ufficiale cerca di indirizzare le gare di appalti pubblici verso cooperative e ditte "amiche", ricevendo in cambio stipendi regolari e donazioni. Le cooperative "amiche" sono, tra le altre, quelle di Buzzi, la "29 Giugno" e di Ferrara, "La Cascina". La sua attività nel versante dell'emergenza migranti riveste un ruolo importante durante le aggiudicazioni dei bandi di gara per i lavori e la manutenzione dei centri di accoglienza.

Il ruolo delle cooperative negli appalti della PA

Gli appalti pubblici sono ovviamente visti da consorzi, ditte private, cooperative, e quant'altro come potenziali commesse su cui ricavare denaro. Gli appalti vengono concessi tramite regolari annunci e seguenti "gare pubbliche" in cui l'assegnazione si basa su punteggi che i concorrenti stessi devono giustificare. I punteggi sono stilati in base ad alcuni parametri (validi anche nel privato) come la competenza, il costo e altro. Non c'è solo questa modalità di assegnazione dei lavori, ad esempio -- caso classico -- per le emergenze la gara si può saltare e procedere con assegnazione diretta. Come è intuibile il momento della gara (quando c'è) e la cessione della commessa ad una azienda sono momenti delicati e di particolare "pericolosità" legale. E' necessario che la gara venga svolta seguendo tutti i canoni del mercato aperto e  concorrenziale; nel caso di emergenze invece l'importante è che la scelta del decisore pubblico sia il più possibile "di utilità pubblica".

Fatta questa doverosa quanto (forse) ridondante premessa -- ridondante nel senso che queste procedure almeno a grandi linee sono di dominio pubblico -- cominciamo col dire che la figura pubblica di cui ci si occupa qua e che, per il ruolo che ricopre, assume un  aspetto fondamentale è Luca Odevaine. Odevaine è indagato per aver favorito aziende e cooperative a lui vicine e turbato gare di appalto per ricevere soldi o favori.

Semplice? Semplicissimo... veramente, no.

Le accuse a Odevaine

Come sempre comincio con l'accusa:

[...] del reato di cui agli artt.81, 110 c.p., 318 c.p. ( nuova formulazione) 319 c.p. (vecchia e nuova formulazione) perché, in concorso tra loro, Odevaine [...]  riceveva da Cammisa, Ferrara, Menolascina e Parabita la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014,  per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in  violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione
[...] del reato di cui agli artt. 110, 81, 353 commi 1 e 2 c.p., perché, in concorso tra loro Odevaine [...] turbavano le procedure di gara [Seconda Ordinanza, pag 8]

Una cosa che ho notato è la modifica del capo d'accusa tra la prima ordinanza e la seconda. Durante il processo ho idea che la difesa potrebbe giocare questa carta. "Compare" una contestazione di violazione di un articolo, il 353 cp, non precedentemente previsto e -- cosa che a me ha lasciato perplesso -- i "compagni" di reato sono del tutto diversi tra la prima accusa e la seconda. L'articolo in questione tratta dei reati di turbativa d'asta. In realtà dal punto di vista dell'indagato cambia poco in quanto tra gli atti contrari ai doveri d'ufficio sicuramente possiamo farci entrare anche le turbative delle gare di appalto; al limite potrebbe cambiare la differente qualificazione giuridica di un reato, normato a parte. Ma, come dicevo, credo che al processo peserà, se non altro per il fatto che i presunti coimputati cambiano e -- con loro -- le verifiche indiziarie e le prove. Comunque, ecco la precedente accusa:

[...] Del reato di cui agli art. 110 c.p.,318 c.p. ( nuova formulazione) 319 c.p. ( vecchia e nuova formulazione) [...] perché, in concorso tra loro Odevaine [...] Schina [...], Buzzi e Coltellacci [...] Cerrito [...]
Odevaine per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione [...] riceveva in forma diretta e indiretta una retribuzione di 5000 euro mensili per se medesimo e una retribuzione di 1500 euro mensili per Schina [Prima Ordinanza, pag 15]

Nella prima ordinanza chi traeva beneficio dall'attività illecita di Odevaine era la "29 Giugno" di Buzzi, nella seconda invece è la cooperativa "La Cascina" i cui vertici aziendali sono citati nel capo di accusa. Una mia spiegazione può essere che i PM, avendo scoperto nel tempo che la presunte agevolazioni illegali erano più evidenti e facili da provare per "La Cascina", hanno pensato di focalizzarsi su di essa.

Ma le difficoltà ci sono anche nell'individuare il ruolo preciso che ricopre l'indagato; e cioè determinare se si possa parlare nel suo caso di pubblico ufficiale. Se la prima "stranezza" mi ha lasciato perplesso la seconda mi ha -- devo dire le cose come stanno -- sconcertato. Odevaine, in qualità di membro dell'Unione delle Province Italiane (UPI), fa parte del "Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale" istituito del Ministero degli Interni. La sua carica però decade formalmente dopo le amministrative di Roma del 2013.

"Si è già fatto cenno che, sul piano sostanziale, la sua legittimazione cessa con l’essere cambiata, nel dicembre 2012, l’amministrazione provinciale di cui era espressione, e tuttavia, sul piano formale, egli continua a essere componente di tale organo, riceve le formali convocazioni , partecipa alla sua attività in modo pieno." [Prima Ordinanza, pag 1134]

Per una accusa mi aspetto di trovare prima di tutto la definizione esatta del ruolo dell'indagato. E questo -- non per colpa dei PM -- non risulta facile. Il passaggio che mi ha colpito è all'interno della seconda ordinanza nella quale si dice che Odevaine fa parte di questo "Tavolo" predisposto dal Ministero degli Interni ma non si dice che potere abbia, cosa possa o non possa fare. Non lo si legge esplicitamente in nessuna parte dell'ordinanza. Anzi, si legge:

"[...] Dall’esame della stessa si rilevava che Luca ODEVAINE aveva, almeno formalmente, mantenuto tale incarico fino al 24.10.2014. E’ lo stesso ODEVAINE a chiarire, nella conversazione del 24.10.2014 con il commercialista Stefano BRAVO [...] il suo ruolo all’interno del Tavolo di coordinamento" [Seconda Ordinanza, pag 223]

La definizione "almeno formalmente" (?!) credo possa rappresentare un evidente problema durante il processo. Inoltre, nell'ordinanza di custodia non ho trovato nulla di più preciso che la parte sopra citata, parte in cui i PM -- per descrivere il ruolo dell'accusato -- si rifanno alle parole... dell'accusato. Questa confusione a livello burocratico amministrativo sembra quasi voluta proprio per non rendere palese la catena di comando e nascondere le vere responsabilità. Lo stesso Odevaine -- sentito dai magistrati -- dirà (ed ha gioco facile nel farlo) che non aveva nessun potere di indirizzo nello "smistamento" dei migranti nel territorio nazionale. Nonostante tutto, l'indagato continua comuque a dare e ricevere indicazioni sulla questione migranti, essere presente alle riunioni e nelle comunicazioni anche in via informale. 

L'emergenza dei migranti

E' il caso di mettere giù due dati e spiegazioni sul processo burocratico che viene ad attivarsi nel momento in cui immigrati arrivano al confine Italiano. I tipi di centri di accoglienza sono tre:
- centri di accoglienza (CDA)
- centri di accoglienza richiedenti asilo (CARA)
- centri di identificazione ed espulsione (CIE)
- centri di accoglienza sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati  (SPRAS)

I CDA sono centri di accoglienza di primo soccorso. L’accoglienza è limitata al tempo necessario per stabilire l’identità del migrante. I centri attualmente operativi sono: Agrigento, Lampedusa (381 posti); Cagliari, Elmas (220 posti); Caltanissetta, Contrada Pian del Lago (360 posti); Lecce - Otranto (Centro di primissima accoglienza); Ragusa Pozzallo (172 Posti).

I CARA sono strutture più recenti nelle quali viene inviato e ospitato per un periodo variabile di 20 o 35 giorni lo straniero richiedente asilo privo di documenti di riconoscimento o che si è sottratto al controllo di frontiera. Nel caso i CARA si rivelino insufficienti e stesse funzionalità possono essere fatte anche nei CDA. I centri attualmente operativi sono: Bari Palese, Area aeroportuale (744 posti); Brindisi, Restinco (128 posti); Caltanissetta, Contrada Pian del Lago (96 posti); Crotone, località Sant’Anna (875 posti); Foggia, Borgo Mezzanone (856 posti); Gorizia, Gradisca d’Isonzo (138 posti); - Mineo, Catania (circa 2.000 posti); Roma, Castelnuovo di Porto (650 posti); Trapani, Salina Grande (260 posti).

I CIE sono strutture destinate alla permanenza degli stranieri extracomunitari irregolari destinati all’espulsione. Attualmente i centri operativi sono: Bari-Palese, area aeroportuale (196 posti); Bologna, Caserma Chiarini (95 posti); Brindisi (83 posti); Caltanissetta, Contrada Pian del Lago (96 posti); Catanzaro, Lamezia Terme (80 posti); Crotone (124 posti); Gorizia, Gradisca d’Isonzo (248 posti); Milano, Via Corelli (132 posti); Modena, Località Sant’Anna (60 posti); Roma, Ponte Galeria (360 posti); Torino, Corso Brunelleschi (180 posti); Trapani, Serraino Vulpitta (43 posti); - Trapani (204 posti).

Gli SPRAS invece sono strutture sociali -- regolarizzate nel 2002 -- per la accoglienza di stranieri extracomunitari diffuso su tutto il territorio italiano. Questo sistema è una cooperazione tra stato centrale ed enti locali; non si limita al solo vitto e alloggio per i migranti ma svolge altri servizi di integrazione sociale, linguistica e lavorativa. In pratica c'è un primo livello centrale -- soggetto incaricato -- che ha il compito di monitorare e smistare i richiedenti asilo verso strutture regionali, provinciali o comunali. Dopo aver individuato la struttura locale competente, il livello centrale finisce il suo lavoro che passa al livello secondario -- soggetto attuatore -- che svolge le attività di analisi e pratiche per il soggiorno temporaneo degli stranieri.

In tutto questo Odevaine dove si colloca? Odevaine faceva parte del Tavolo di coordinamento nazionale istituito dal Ministero degli interni nel 2014. Il suo ruolo era quello di individuare e facilitare i centri di accoglienza nell'ambito di un procedimento in realtà molto formale. Non sono ben chiari i poteri e le responsabilità degli appartenenti a questo tavolo. In questa situazione è nella norma che chi ha più conoscenze riesce ad avere maggior peso. 

Per avere un'idea di come funziona a livello "pratico", ecco uno spaccato del lavoro dell'indagato; nella intercettazione ambientale Odevaine sta parlando con una sua collaboratrice, Micaela Polselli, che a sua volta dovrà andare a riferire il contenuto al Prefetto Rosetta Scotto Lavina, Direttore Centrale dei Servizi Civili per l’Immigrazione e l’Asilo. Stanno discutendo del problema e in particolare di Scotto Lavina:

Odevaine: (inc) allora eh... allora il tema è... che lei è in difficoltà perché c’ha... sbarchi... continuano gli sbarchi e non sa dove mettere le persone... questo è il tema generale...
Polselli: ok... 
Odevaine:  allora per capirci... quella che è... lì c’è un direttore generale... dei servizi immigrazione... che era la PRIA... e adesso non c’è più... e non c’è nessuno al momento... sotto di lei ci stanno due direzioni centrali... una che si occupa di rifugiati politici... i richiedenti asilo... e l’altra... che è quella di Malandrino... che si occupa dei FEI... degli immigrati in generale... lei è un’idiota... poverina... non capisce un cazzo... per ... per me va bene... perché in questo momento che non c’ha neanche il capo sopra di lei... si affida molto a me perché non sa dove sbattere le corna... questo diciamo... è il quadro... [...] lei mi ha chiesto... cioè io mi sono offerto di segnalarle delle strutture... pronte, immediatamente disponibili... eventualmente se c’ha... se è in difficoltà... di cui... alcune... sono di Eriches
[Prima Ordinanza, pag 1137]

Odevaine, nella confusione dei ruoli pubblici, cerca di favorire la cooperativa del Buzzi. Che i favori non siano gratis non lo nega neanche il Buzzi stesso.

"Tu devi essere bravo perché la cooperativa campa di politica, perché il lavoro che faccio io lo fanno in tanti, perché lo devo fare io? Finanzio giornali, faccio pubblicità, finanzio eventi, pago segretaria, pago cena, pago manifesti, lunedì c’ho una cena da ventimila euro pensa..." [ Prima Ordinanza, pag 1144]

Come al solito non si fa distinzione -- né è specificato -- se si tratta di soldi in chiaro o meno; nel caso di un decisore pubblico che sovraintende anche ai bandi di gara (o ne è informato) poco cambia. Nell'ordinanza si legge anche di un contrattempo comico quando Odevaine si lamenta del fatto che il bonifico è stato fatto sul conto della moglie invece che del figlio o di una sua cooperativa controllata; nelle intercettazioni ambientali si legge che ormai quei soldi "sono andati". E' facile immaginare che la moglie, una volta visti arrivare i soldi, non abbia versato il dovuto al marito. Momenti di tensione tra innamorati.

Le turbative d'asta in favore della cooperativa "La Cascina"

Prima di tutto cosa è "La Cascina". Ecco come è organizzata:
- COOPERATIVA DI LAVORO LA CASCINA SOC. COOP. SPA opera nel settore della ristorazione collettiva con la gestione mense aziendali e scolastiche e, dal 2012, a seguito dell’aggregazione col Consorzio Casa della Solidarietà, anche nel settore sanitario, dell’emergenza sociale, dell’assistenza ai minori, dell’immigrazione e dei servizi alla persona in genere.
- LA CASCINA GLOBAL SERVICES SRL opera nel settore della ristorazione turistica e collettiva
- DOMUS CARITATIS SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE opera nel settore della gestione centri accoglienza per immigrati e gestione asili nido

Il ruolo degli indagati nel gruppo in questione sono:

"Domenico CAMMISA ha ricoperto negli anni varie cariche nel gruppo, attualmente risulta amministratore delegato della Cooperativa di Lavoro LA CASCINA e componente del CdA della LA CASCINA GLOBAL SERVICE Srl 
Francesco FERRARA ha ricoperto negli anni varie cariche nel gruppo, attualmente risulta, tra le altre cariche, vice presidente del CdA della Cooperativa di Lavoro LA CASCINA 
Salvatore MENOLASCINA ha ricoperto negli anni varie cariche nel gruppo, attualmente risulta componente del CdA della Cooperativa di Lavoro LA CASCINA e amministratore delegato della LA CASCINA GLOBAL SERVICE Srl 
Carmelo PARABITA ha ricoperto negli anni varie cariche nel gruppo, attualmente risulta componente del CdA della LA CASCINA GLOBAL SERVICE Srl e componente del CdA della DOMUS CARITATIS SOCIETA’ COOPERATIVA SOCIALE" [Seconda Ordinanza, pag 202]

Come ho precedentemente detto nel caso "La Cascina" -- oltre agli artt. 318 cp e 319 cp -- vengono riscontrate violazioni ripetute dell'art. 353 cp, quello che riguarda le turbative d'asta.

Le turbative d'asta del CARA di Mineo a Catania

Veniamo alle gare di appalto per la questione dei migranti. Il giorno 5 agosto 2011 il soggetto attuatore Giuseppe Castiglione (commissario protempore, politico del NDC) faceva partire il bandi di gara "volta ad individuare la migliore offerta per la stipula della successiva convenzione avente per oggetto l’erogazione delle forniture e dei servizi" relativi al CARA di Mineo a Catania per il periodo tra il primo di settembre ed il 31 dicembre 2011.

Il giorno 17 agosto si riuniva la commissione per la gara d’appalto, presieduta da Odevaine. Ovviamente ogni anno si attua un nuovo bando con imprese che concorrono tra loro per l'aggiudicazione. Durante questo periodo Odevaine intrattiene rapporti con le cooperative, consorzi di cooperative, ditte, interessate in palese conflitto di interesse quando vede poi recapitarsi contributi economici da alcune di esse. L'illegalità (almeno nel periodo dei bandi di gara) è doppia: prendere uno stipendio come pubblico ufficiale e anche dalle ditte interessate; conflitto di interesse che porta ad atti contrari ai doveri d'ufficio. In più, rendere partecipi alcuni concorrenti di contenuti tecnici dei bandi prima dell'ufficialità, cercare di veicolare l'aggiudicazione verso un partecipante specifico con atteggiamenti vari e poco chiari; insomma tutto il campionario comportamentale della turbativa d'asta.

L'anno successivo viene indetta una nuova gara. E' interessante vederne alcuni aspetti perché -- presumibilmente -- si chiariscono alcuni punti che spesso fanno capolino nell'arena politica (quella meno nobile, diciamo). Questo aspetto non ha niente a che fare con la ricerca di responsabilità penali, amministrative, politiche o etiche ma mi ha fatto venire in mente le polemiche dei "costi degli immigrati"... insomma i famosi 35, 37... non è chiaro... euro che vengono elargiti dallo stato italiano.

"Il 30.12.2011 veniva indetto un nuovo bando di gara per l’affidamento dei servizi e delle forniture per il centro di accoglienza di Mineo. [...] il bando prevedeva: 
- come criterio di scelta del contraente quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa; 
- un prezzo procapite/prodie di 37,00 Euro sul quale i concorrenti avrebbero dovuto formulare la propria proposta di ribasso [...] 
[Seconda Ordinanza, pag 225]

Forse tutto è nato da lì? Non lo so, comunque è bene chiarire che quei soldi sono (in parte, perché alcuni vengono dai fondi europei) il prezzo che lo stato versa alla azienda vincitrice, la quale dovrà poi pagare le spese del personale e la manutenzione. In parte -- tramite tasse e imposte -- quei soldi tornano indietro; quasi una partita di giro.

Comunque sia, anche in questa gara Odevaine è tra i membri della commissione giudicatrice. Intercettato, l'accusato parla spesso di "gare blindate". Anche nel privato ci sono situazioni al limite della legalità; avendoci ogni tanto a che fare, anche se a livello superficiale, posso dire che -- ad esempio -- concordare tra chi fa un appalto e uno solo dei concorrenti fornitori un "parametrostringente tale da -- praticamente -- escludere gli altri è un comportamento che ho notato svariate volte.

Per chi non è del settore, ecco un esempio paradigmatico di turbativa illegale chiara e perseguibile:

"Ulteriore conferma delle gravi alterazioni della procedura di aggiudicazione della gara veniva acquisita nel corso della conversazione tra il PARABITA ed ODEVAINE, intercettata il 28.03.2014, negli uffici di Via Poliziano, nel corso della quale ODEVAINE forniva a Carmelo PARABITA le proprie credenziali di accesso all’indirizzo mail utilizzato per l’incarico di Mineo. In questo modo il PARABITA avrebbe potuto visualizzare tutte le mail inoltrate <<da>> o <<a>> ODEVAINE relativamente a questioni di dettaglio per la redazione del bando e le comunicazioni ad esso relative; di più, in considerazione del fatto che FERRERA avrebbe mandato ad ODEVAINE via mail il capitolato d’appalto, questo sistema avrebbe consentito al PARABITA di poterlo visionare in anteprima" [Seconda Ordinanza, pag 229]

Che dire?

La prima ordinanza era conosciuta con il nome "mondo di mezzo" mentre la seconda viene comunemente chiamata "mafia capitale". Ecco, io non posso affermare con certezza se quello che sto leggendo è considerabile come mafia, di sicuro posso dire che il primo "nominativo" mi sembrava migliore nel descrivere il "sottobosco" pubblico-privato affaristico. Appunto, un mondo che si fonda su quella che si più definire la più classica delle organizzazioni basate sulla ir-responsabilità pubblica. L'unica via d'uscita per Odevaine è dimostrare di non aver mai avuto ruoli pubblici di responsabilità; questo per la corruzioni in atti contrari ai doveri d'ufficio, mentre per le turbative d'asta le illegalità sono più evidenziabili da parte dei magistrati.