giovedì 16 luglio 2015

Cos’ha detto Violante

Mi aggancio ad un mio post in merito alla concezione materialista della storia così come è conosciuta scolasticamente nella versione marxista. In poche parole, secondo questa teoria, è la struttura materiale della società a formare le idee e conseguentemente le persone che ne professano la validità. Sempre in estrema sintesi — perché non di questo tratta questa discussione – il personaggio che di volta in volta appare sulla scena politica non è altro che un attore che “illumina” la parte nascosta della società.

Grillo/Casaleggio sono l’emblema e il perfezionamento della sofisticazione dell’ informazione al tempo del web. Si sono trovati in un posto di potere così come ( con le dovute distinzioni ) Luigi Bonaparte le petit nel 1852. Non poteva che essere così: la rivoluzione mancata della Montagna partorì il colpo di stato reazionario in cui i poteri della borghesia della finanza e l’aristocrazia monarchica della rendita fondiaria unirono le loro forze “materiali” fornendo un nome per la sovrastruttura politica. Non poteva non essere così, come la fine politica del grillismo non coincide con la fine della informazione manipolativa-consumistica di internet.

Internet, la rete, si è detto più volte, fa sembrare tutto possibile, fa pensare di poter padroneggiare ogni tipo di dibattito con piena autorità derivante dal poter — quindi solo in potenza — verificare tutto. Il wikipedismo eletto a nuovo illuminismo in formato digitale.

Per verificare l’inconsistenza di questo illuminismo credo che ci sia bisogno di separare le notizie dal METODO di informarsi. Il metodo nuovo consiste nel “fate girare” — ormai lo sappiamo — e questo metodo è in tutto e per tutto uguale alla vecchia metodologia mediatica della tv. E cioè passiva; si “subiscono” le notizie in maniera acritica. Il fatto di guardare gli sproloqui di un politico in tv non è diverso dal ricevere e inoltrare una notizia senza ponderazione e verifica.

Che la notizia sia un video o un ardita ricostruzione di Travaglio fatta di copia incolla in malafede di 100 righe poco cambia alla cosa. Non coltivo la mia autocoscienza politico-sociale sia che condivida un video di 5 secondi come se condivido un inconcludente editoriale di ennemila righe.



1) Il metodo widipediano è questo.



2) Il metodo vecchio è decisamente più noioso ma è il solo che può elevare la plebe a cittadinanza, qualunque siano i media utilizzati (tv, giornali, libri ecc ecc). L’ottimo sarebbe utilizzare tutti i media e anche la vita vissuta confrontandosi con altri cittadini in luoghi e spazi reali e non virtuali. Comunque si possono avere buoni risultati anche utilizzando un medium solo: internet.

Nel video sopra riportato viene evidenziato un estratto del discorso di Luciano Violante in cui si fa intendere, neanche in maniera troppo subliminale, che il conflitto di interessi non è stato fatto per accordi indicibili sottobanco e addirittura la sinistra avrebbe complottato per far aumentare i guadagni di Berlusconi.

qui il link alla seduta della camera in oggetto

Il testo estrapolato con le note argomentative a seguito.

(Come premessa posso dire che le note possono essere confutabili o in certo qual modo lacunoso ma non è questo il punto; il punto è il metodo di ricerca. Altra premessa è che lo scritto della seduta stenografica è per ovvie ragioni non perfettamente uguale alle parole di Violante. Di sicuro siamo nel 2002 e non, come afferma la Guzzanti, nel 2003 giusto per cominciare il divertimento)

VIOLANTE: “Onorevole Anedda,”

COMMENTO: Prima fermata. Qui Violante risponde direttamente ad Anedda di AN che, dopo aver annunciato che voterà il disegno di legge sul conflitto di interessi — del tutto inutile — proposto da Frattini, accusa pesantemente la sinistra di avere due obiettivi alternativi, e cioè (parole sue): portare via le televisioni a Berlusconi o allontanarlo dalla politica. Tutto questo, dice Anedda, cercando di colpire economicamente l’impero Mediaset. A questa precisazione si aggiunge il fatto che poco prima del passo in esame Violante stesse parlando di regole condivise e di pluralismo democratico e di come il voto non assolvesse nessuno da ogni tipo di norme. Afferma inoltre che ci sono precedenti di regimi andati al potere legalmente col voto e poi diventati autoritari (facendo l’esempio della Germania a cavallo delle due guerre).

Da lì si scatena l’inferno con contestazioni e urla in parlamento.

VIOLANTE: “la invito a consultare l’onorevole Berlusconi perché lui sa per certo che gli è stata data la garanzia piena – on adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di Governo – che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l’onorevole Letta.”

COMMENTO: E qua veniamo al punto. Nel 1994 (e cioè quando i grillini si esprimevano a gesti o votavano Berlusconi) ci fu il così detto “ribaltone”. Tentando di sintetizzare il più possibile: la lega si sfila dalla maggioranza dell’allora Casa delle Libertà mandandola in minoranza. Viene incaricato Dini di formare il governo *con l’avvallo di Berlusconi*. Governo tecnico e con Dini stesso che era stato ministro del governo precedente. Quindi è del tutto naturale e ovvio che Berlusconi abbia dato assenso a non andare a votare ma a proseguire con un governo tecnico a patto che lo stesso non legiferasse sulle sue aziende. Tanto più che alla dichiarazione di fiducia la destra, lega esclusa che votò sì insieme alla sinistra, si astenne.

Un governo di tregua.

Parentesi: nel frattempo Stefano Passigli, dei DS, aveva incominciato a mettere in piedi una bozza sul conflitto di interesse molto stringente per il capo della destra. Questa proposta riusciva a cogliere il problema di fondo del conflitto berlusconiano che non era di ineleggibilità ma di incompatibilità, e che, cosa fondamentale, faceva capire che si poteva risolvere solo con la cessione definitiva a terzi di Mediaset e non di cessioni in stile blind trust, né tantomeno con avventurose disclosures. Il blind trust va bene per ricchezze che derivano da pacchetti detenuti in compra-vendita per speculazione e non — come nel caso Mediaset — di ricchezza che deriva dal possedimento in proprio di azioni di una azienda, tra l’altro che aveva (e in parte ha ancora oggi) il monopolio dell’informazione.

Questo testo viene approvato in Senato ma non riesce ad arrivare alla Camera per lo scioglimento anticipato delle camere. Siamo nella doppia legislatura 1996-1999, quella della staffetta Prodi-D’Alema. Quello era probabilmente l’unico momento in cui si poteva fare, in quanto il governo Dini non poteva e il secondo governo Prodi… vebbeh ci siamo capiti.

C’è però un fatto politico fondamentale che molti si scordano quando — anche se in parte a ragione — continuano a dire che si doveva fare una legge sul conflitto di interessi. Il fatterello in questione è il referendum sulle televisioni stravinto da Berlusconi. Il popolo sovrano (l’antesignano della gente) aveva detto che sì, si potevano avere 3 canali televisivi e che, ci mancherebbe, sì, la pubblicità non doveva incorrere in limiti di genere.

La sinistra ci riproverà con un disegno di legge di Marida Dentamaro dell’UDEUR ma in maniera poco convinta. In varie interviste, che ai tempi avevo letto e che si trovano facilmente in rete, candidamente, esponenti della sinistra ammettevano che politicamente era impensabile fare una legge VERA sul conflitto di interessi dopo la svolta del referendum, quindi chi si scaglia contro la kasta farebbe bene a ricordarsi se e come ha votato a quei fondamentali quesiti.  Questo, banale aggiungerlo, unito al poco coraggio e cattiva politica dell’allora sinistra.

VIOLANTE: “A parte questo, la questione è un’altra. Voi ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto il conflitto di interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni. Durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte. Dunque, non c’è stata alcuna operazione di questo genere.”

COMMENTO: Qui, tenendo conto delle cose scritte, risulta perfino normale la lettura di queste frasi. Anedda dice che la sinistra di Prodi è stata un “regime” che ha avuto come obiettivo politico il contrasto economico a Mediaset. Violante sta rispondendo semplicemente che il termine regime (con cui le reti Mediaset dipingevano il cosacco Prodi e i ribelli rossi dell’Ulivo e DS) era ed è esagerato e che in quel periodo Mediaset andava bene economicamente. La cosa non era così strana visto che in quel periodo il PIL cresceva di 3-4% annuali ed era verosimile che le aziende di Berlusconi si potessero comportare come le altre.

Questa non è una giustificazione ex post dell’operato della sinistra e di Violante. Non mi interessa, ho le mie idee, ma sono del tutto superflue per la fondamentale questione che si può riassumere in questa domanda: la Guzzanti nel suo video, e i replicanti che lo linkano compulsivamente come non ci fosse un domani, ha dato un’interpretazione giusta dell’intervento di Violante?

E non è una questione di sintesi perché si può fare — come Travaglio insegna — manipolazione anche con paginate di malafede. Il rasoio di Occam alcune volte non funziona, quello che sembra inizialmente, ad un più approfondito esame non sembra più… sempre che l’esame approfondito ci sia.

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